Chi è Marina Abramović, l’artista delle performance estreme

Spettacolo
Marina Abramovic (La Presse)
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La performer serba è nata nel 1946 e in 45 anni di carriera ha realizzato opere che hanno sempre suscitato forti reazioni del pubblico: dall’autolesionismo alla scoperta dei limiti della mente. Il suo lavoro sarà in mostra a Firenze fino a gennaio 2019

È la “nonna dell’arte performativa”, come lei stessa si è definita. Marina Abramović è tra le artiste contemporanee più famose, grazie soprattutto alle sue esibizioni spesso giudicate estreme. Le sue performance, infatti, si caratterizzano per le forti reazioni suscitate nel pubblico e per le diverse sfumature dei concetti di arte, rappresentazione e spettacolo che incarnano. I limiti del corpo e della mente e il rapporto con gli osservatori sono al centro dei 45 anni di lavoro dell’artista serba.

La famiglia e l’esordio

Marina Abramović è nata a Belgrado il 30 novembre 1946. L’artista serba naturalizzata statunitense, è nipote di un patriarca della chiesa ortodossa serba, successivamente proclamato santo. I genitori sono stati entrambi partigiani durante la seconda guerra mondiale: il padre, dopo il conflitto, verrà proclamato eroe nazionale, mentre la madre, maggiore dell’esercito, negli anni ‘60 fu nominata direttore del Museo della Rivoluzione e Arte di Belgrado. Il suo primo contatto con l’arte avviene a 14 anni, quando il padre le presenta un amico che la coinvolge in una performance in cui taglia una tela e poi vi getta sopra materiali di diverso tipo, prima di farla esplodere.  

Le sue prime performance

Dal 1965 al 1972 studia all'Accademia di Belle Arti di Belgrado. L’anno successivo, il 1973, è la data della sua prima performance, intitolata Rhytm 10. Durante l’esibizione, Marina, utilizzando due registratori e 20 coltelli, pianta le lame tra le dita aperte della propria mano. Ogni volta che si taglia, passa al coltello successivo con l’obiettivo, riascoltando la registrazione, di ripetere gli stessi gesti e gli stessi errori, dimostrando il mescolarsi del presente con il passato.

Le esibizioni estreme

Nei due anni successivi alla sua prima performance, è il turno di Rhythm 0 (realizzata a Napoli) e Rhytm 5. Entrambe le esibizioni mettono a rischio la sua incolumità: nella prima l’artista per sei ore si offre al pubblico che potrà usare su di lei “strumenti di piacere o di dolore” senza limiti. Nella seconda Marina si getta al centro di un incendio, perdendo conoscenza per la mancanza di ossigeno. Dal 1973 al 1975, l’artista ha anche insegnato all'Accademia di Belle Arti di Novi Sad.

L’amore e le performance con Ulay

Nel 1975 è la volta di Marina Abramović: Art must be beautiful e di Thomas Lips, altre esibizioni estreme che comprendono atti di autolesionismo. L’anno successivo si traferisce ad Amsterdam e conosce Ulay, artista tedesco con cui inizia una lunga collaborazione e relazione sentimentale. Insieme, inscenano varie performance come Imponderabilia, a Bologna, e il loro legame dura 12 anni. Nel 1988 rendono spettacolare anche la fine del loro amore. Entrambi percorrono a piedi la Muraglia Cinese, partendo dagli estremi opposti. Dopo una camminata di 2500 chilometri, si dicono addio: una performance intitolata The Lovers.  

Le opere a New York e Milano

Nel 1997 vince il Leone d'Oro alla Biennale di Venezia con l'esecuzione Balkan Baroque (in cui spazzola per ore ossa di bovino per eliminare sangue e altri resti). Col tempo le opere di Marina Abramović diventano sempre meno efferate, ma non meno estreme. Nel 2010 al MoMa di New York dà vita a The Artist is present. Una performance durata tre mesi durante la quale l’artista, seduta immobile per ore con un grande abito ampio sfida chiunque a sedersi di fronte a lei e a sostenere il suo sguardo. Nella città americana, dove vive l’artista, ha aperto amche un’accademia: il Marina Abramović Institute (per accedervi bisogna attenersi ad alcune regole, tra cui digiunare per cinque giorni). Nel 2012, presenta al Pac di Milano la performance The Abramovic Method, a cui ha partecipato anche Lady Gaga.

La mostra e il futuro

Dal 21 settembre 2018 al 20 gennaio 2019, è in mostra a Palazzo Strozzi a Firenze la prima grande retrospettiva italiana dedicata a Marina Abramović. The Cleaner ospita oltre 100 opere tra dipinti, video, installazioni e performance e ripercorre le tappe salienti della sua carriera con una selezione dei suoi lavori più significativi e la riproposizione delle performance che più l'hanno resa celebre. Durante la presentazione della mostra a Firenze (dove è verrà poi aggredita), l’artista, parlando del rapporto tra genere femminile e carriera artistica, ha detto che non è “difficile essere una donna artista: quello che importa è non aver paura di niente e di nessuno. Ma questo è il problema con le donne in generale". La performer ha poi aggiunto che la tecnologia e i social "in sé non hanno nulla di male: il male sta nell'uso che ne viene fatto. Certo però - ha sottolineato - che Instagram non è arte". Marina Abramovic ha inoltre annunciato che realizzerà una nuova performance nel 2020 alla Royal Academy di Londra.

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