Berlinale 2019, "La paranza dei bambini" di Saviano unico titolo italiano in concorso

Spettacolo
Foto: Ansa

La pellicola, con la regia di Claudio Giovannesi, racconta la storia di piccoli boss dei quartieri più difficili di Napoli. Una vicenda che, afferma lo scrittore e sceneggiatore dell’opera, "parla di una storia universale, non di una realtà locale"

È l’unico film italiano in concorso alla 69ma edizione del Festival di Berlino ed è tratto dall'omonimo libro di Roberto Saviano che ne è anche sceneggiatore. Si tratta de "La paranza dei bambini", diretto da Claudio Giovannesi. Protagonisti sono i quindicenni Francesco Di Napoli (Nicola), Artem Tkachuk (Tyson), Alfredo Turitto (Biscottino), Ciro Vecchione (O'Russ), Ciro Pellecchia (Lollipop) e Mattia Piano Del Balzo (Briatò). Per loro la vita è adesso, fatta di tanti soldi, pistole vere con le quali giocare e droga, altrettanto vera, da vendere nel rione Sanità di Napoli.

Il regista: "Non è lo spin-off di Gomorra"

Nel cast del film, sono presenti i ragazzi dei quartieri di Napoli. Sono esordienti e tra loro spicca Francesco Di Napoli che interpreta il ruolo di Nicola, colui che diventerà il boss di questa banda di 'paranzini'. Per tutti loro i sogni si chiamano Rolex (meglio se è d'oro perché fa proprio boss), vestiti e scarpe firmate (le sneakers su tutto) e avere una casa da camorrista con tanto di finto contrabbasso bianco come mobile bar. Divisi tra il desiderio di fare i soldi in fretta e le crostatine materne, il destino li porterà ad abbracciare quel crimine che nei loro quartieri vuol dire solo una cosa: non essere più dei fessi. "Non volevo fare lo spin-off di Gomorra - dice il regista -, ma piuttosto parlare della perdita dell'innocenza. Non volevo neppure fare un film su Napoli o fare della semplice sociologia. Il tutto è invece costruito sul binomio gioco e guerra, non a caso il film inizia con il furto di un albero di Natale, solo che questi ragazzini entrano alla fine in un gioco dal quale non si può più tornare indietro". "Insomma - conclude - volevo fare un film dal punto di vista degli adolescenti senza giudicare troppo".

Saviano: "È una storia universale, non riguarda solo Napoli"

A parlare del film presentato a Berlino anche Roberto Saviano: "La Camorra - dice - è l'unica struttura che accetta dei giovanissimi ai vertici. Eppure, per questi 'paranzini', ragazzini criminali diventati comuni in tanti paesi del mondo (dall'Albania al Brasile), c'è un'aspettativa di vita pari a quella nel Medioevo, ma questo sembra non essere un problema". I desideri di questi ragazzi, aggiunge, "non sono più quelli del ghetto, ma sono gli stessi di tanti ragazzi delle metropoli europee solo che per loro c'è una lampada di Aladino che è la pistola". Secondo lo scrittore, dunque, la sfida di "Paranza" è quella di mostrare una storia universale, che non sembri una vicenda locale o di periferia. L’obiettivo è dire "questo ti riguarda". Per Saviano si tratta anche di "una sfida ai professori, come a dire ‘provate a misurare i vostri studenti con questa storia, guardate quanta di questa argilla che ha costruito questi ragazzi è nei vostri studenti’. La questione vera del film - conclude - è quella dell’essere qualcuno: la paura di non essere ‘fighi’ in "Paranza" è risolta con le armi e con la coca perché sono acceleratori economici. Tanti soldi, tanto potere vuol dire essere qualcuno".

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