Sanremo 2019, il Festival del buonsenso e del “Voglio andar via”

Spettacolo

Flavio Natalia

Intrattenere senza scontentare, puntando sulla qualità dello show e girando al largo dalle polemiche: sembra questa la missione dell’edizione 69, che ha debuttato ieri. Tra cantanti “vecchi” e “giovani”, superospiti, conduttori ed ex e un padrone di casa un po’ defilato

Includere e mediare. Prendendo a prestito senza complessi dalla propria storia ma anche da altri show, mescolando buone canzoni classiche e filoni che ormai spopolano tra i giovani. Scherzando in chiave amara sui migranti, ma senza disturbare i governanti. E alternando in gara vecchi leoni in alcuni casi ancora in forma con “ragazzacci” tatuati che in gran parte pensavano fosse più facile salire a cantare sul palco dell’Ariston.
Il Sanremo numero 69 (LE FOTO - LO SPECIALE - LA PRIMA SERATA), secondo dell’era Baglioni, che ha debuttato ieri sera su Raiuno, sembra davvero nato per intrattenere senza scontentare. E rappresentare -  provando in fondo anche a neutralizzare -  le mille fazioni in cui ormai il Paese si divide in ogni occasione. Puntando sulla qualità dello show e girando al largo, o quasi, dalle mille zone rosse dello scontro politico e culturale in atto nel Paese. “Per niente facile”, canterebbe Ivano Fossati.

Lo show

La strada della “armonia” baglioniana si intuisce dopo la prima ora: dosare il dolce e il salato, ovvero un cast autarchico, anzi ‘’sovranista’’ (due soli gli ospiti stranieri, Tom Walker e Luis Fonsi, quello di Despacito, entrambi con un ruolo di “superspalla” dei nostrani Marco Mengoni ed Eros Ramazzotti), con un monologo non proprio ossidante di Claudio Bisio, che gioca a rintracciare riferimenti ai migranti in antiche canzoni del direttore artistico-padrone di casa-dirottatore Baglioni, come a dire a chi comanda: “Ma davvero vi sembra un sovversivo?” Per poi dire a chi non comanda più ma invece di farsi venire idee nuove per fare opposizione, chiede aiuto a comici e cantautori: “ok, ne abbiamo parlato, contenti? Ora pensiamo alla musica”. E ancora, un brano ‘’arrabbiato’’ di Daniele Silvestri con l’eterno ‘’cuore+amore” di tante altre canzoni.
Magari l’obiettivo è soprattutto provare a portare a casa quest’edizione pre elettorale nata prima delle fatidiche elezioni che lo scorso aprile hanno cambiato tutto, anche i vertici Rai, ma non il direttore artistico del Festival. Però, se è vero che Sanremo è da sempre uno specchio del Paese e una anticipazione di ciò che sta per capitarci, allora sembra che dal sempiterno palco dell’Ariston si voglia persino indicare una strada: il buonsenso. Qualcosa tipo “cari ‘estremi’, smettete di litigare, prendetevi per mano, recuperate magari anche qualcosa del vecchio che volete rimpiazzare e datevi appuntamento verso il centro, per il bene di tutti”.
Entrambe le imprese, in ogni caso, non devono sembrare facili neanche a Claudio Baglioni, che forse non a caso sceglie di aprire il festival pescando dal repertorio proprio quella “Voglio andar via’’ in cui è difficile non scorgere un retrogusto... ”freudiano”.
Però lo show è elegante, ed efficace: l’avvio, con i ballerini indiavolati su un palco improvvisamente gigantesco (ottenuto sloggiando una decina di file di poltronissime), tra stacchi ravvicinati e giochi di luci incalzanti, sembra prendere in prestito la lezione modernista di X Factor. Poi poche parole, giacche in stile kitch zingaro-latino per un emozionatissimo Claudio Bisio e castigati abiti lunghi per la sua partner Virginia Raffaele. E spazio alle canzoni.

I protagonisti

A dire la verità, Sanremo 69 inizia davvero a stregare solo quando, dopo una ventina di minuti, tocca alla Bertè, che in minigonna e capelli blu, nonostante i 67 anni suonati, trascina e convince con la sua rockeggiante “Cosa ti aspetti da me”, scritta da Gaetano Curreri. Non è un caso isolato. Perché in realtà i “vecchi” -  è il caso di Paola Turci, ma anche di Arisa, e in parte di Nek - sembrano più in forma della stragrande maggioranza dei “giovani” (I CANTANTI IN GARA). Tra questi, l’emozione lascia indenne il solo Achille Lauro, che se ne frega del palco su cui canta e finisce con l’incantare con la sua ‘’Rolls Royce’’, sorta di inno a metà strada tra la Vascorossiana ‘’Vita spericolata’’ e il ‘’Tutti vogliono viaggiare in prima” di Ligabue. E chissà se è un caso se, proprio come Vasco ai tempi di “Vado al massimo”, finisce in coda nella classifica provvisoria della Giuria Demoscopica, che in vetta colloca Loredana Bertè e Daniele Silvestri.
Funziona anche il malinconico campione di casa Ultimo, gli Zen Circus portano sul palco una compagnia di sbandieratori che distrae dalla discreta “l’Amore è una dittatura”, Irama canta una storia di violenza ma non toglie il freno a mano. Delude Patty Pravo in coppia con Briga e la loro ‘’Un po’ come è la vita”. Il Volo va di mestiere con “Musica che resta”: acuti, voci potenti, look adeguati e melodie orecchiabili. E raccoglie un successone in sala e sui social. Cristicchi, spesso campione di ironia, stavolta prova ad emozionare con una sorta di preghiera intimista. Però alla fine il momento più emozionante risulterà il ricordo che Baglioni dedica a Fabrizio Frizzi, che proprio ieri sera avrebbe compiuto 61 anni.  

I superospiti

In uno show-maratona che fa cantare tutti e 24 i cantanti in gara con qualche lentezza e problemini d’audio, e che non potrà che crescere, stavolta i Superospiti lo sono per davvero. E sul palco, si sente: Andrea Bocelli torna all’Ariston per cantare la sua “Il mare calmo della sera” e poi duetta con il figlio Matteo (a cui affida anche un “chiodo” di pelle simile a quello che lui indossò all’Ariston nel ’94) sulle note di “Fall on me”. Poi tocca a Giorgia, che strega con il medley tratto dall’album di cover “Pop Earth”, in cui sfida persino “I will always love You” di Whitney Houston e poi si fa accompagnare da Baglioni al piano sulle sue hit sanremesi.

Conduttori ed ex conduttori

Il mestiere di Virginia Raffaele di solito è far ridere e imitare. Stavolta conduce, e nella gabbia dei testi preparati sta stretta. È davvero bella, ma la sua cifra è l’ironia, non la seduzione. E se Sanremo è Sanremo, allora ci vorrebbe una bellissima che più che sorridere, faccia sognare. Così in molti, più che le battute anti governative rimpiangono la Hunziker, annunciata come superospite nei prossimi giorni. Anche Bisio appare frenato, su quel palco che intimorisce anche i migliori. Facile prevedere una pronta riscossa. Qua e là, la classe, sbuca all’improvviso. Quando gli dicono che la sua giacca superdamascata ha scatenato l’ironia dei social, commenta: “La mia costumista ha lavorato con i Casamonica”. La Raffaele rischia l’incidente: manda un saluto alla famiglia di malavitosi romani. Poi intuisce la gaffe e si scusa. A proposito di conduttori, convince anche Pierfrancesco Favino, presentatore nel 2018 e ospite divertente ieri sera quando si scambia le parti con la Raffaele mescolando Mary Poppins e Bohemian Rhapsody dei Queen, film musicali dell’anno (“con quella giacca gialla mi sembri Gabbani, più che Freddie Mercury”, gli dice lei) . 

Baglioni

E Lui, il padrone di casa? C’è ma si defila. Canta meno, due sole canzoni, poi si mette al servizio dei superospiti. Insomma, punta sul buonsenso e sulla qualità, anche se l’impressione è che davvero non vorrebbe essere lì, ma a casa sua.
Però sa anche che, se gli ascolti stamattina saranno buoni, stasera potrà osare di più.  Altrimenti, altro che armonia: verrà il tempo della bufera e di altre polemiche. Perché Sanremo è Sanremo, specie prima delle elezioni. E se gli ascolti non ti proteggono, non c’è inclusione, né mediazione, che tenga.

Spettacolo: Per te