Una "tragica" Maria Callas

Spettacolo

Roberto Palladino

Vanna Vinci alla presentazione alla Feltrinelli di Piazza Duomo
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A 95 anni dalla nascita, Vanna Vinci racconta in una graphic novel la vita del grande soprano. E lo fa come una tragedia greca, coro compreso.

Quando si decide di raccontare la vita di un mostro sacro come Maria Callas non si può improvvisare. Quando si ha davanti il soprano più importante del '900, occorre diventare dei topi di biblioteca: nutrirsi di ogni documento, di ogni video, di ogni libro, di ogni sfumatura. Figuriamoci poi, se quella vita occorre non solo raccontarla a parole ma anche disegnarla.  Vanna Vinci è una delle autrici più prolifiche ed eterogenee del fumetto italiano spaziando dagli aforismi della Bambina filosofica ai romanzi più personali come Aida al confine.  Un amore per il raccontare storie che da qualche anno le fa affrontare le biografie di grandi donne del ‘900: da Frida Kahlo a Tamara de Lempicka.

La incontriamo dopo la presentazione del suo libro alla Feltrinelli in Piazza Duomo. Fuori il primo vero freddo milanese, dentro il calore degli abbracci dei lettori in fila per una dedica al libro. Lo appoggiano sul tavolo e in pochi secondi il volto di une delle icone del secolo scorso, appare. Una gestualità sicura e collaudata che racconta quanto su quel volto Vinci abbia passato settimane e mesi.  

“Sono arrivata a Maria Callas con paura” – racconta - “perché misurarsi con un personaggio simile è piuttosto complicato. Ho letto tutto quello che era possibile trovare, cercando di farmi un quadro del carattere e dell’anima del personaggio”

La storia della Callas è costellata di difficoltà e tormenti, per quale ragione ?

“E’ una vita complicata per molti motivi, sicuramente per il rapporto con la madre e poi anche per questo suo dono incredibile, questa volontà e questa ossessione del lavoro sulla voce. Una dedizione grande all’arte, mescolata costantemente a dubbi e paure che l’hanno ostacolata nello sviluppo come persona. Questa cosa viene fuori sicuramente anche nel rapporto col marito e poi con l’incontro con Onassis che ha distrutto Maria Callas che ha smesso di cantare."

Come si racconta tutta questa complessità in una graphic novel?

“In primo luogo ho dovuto capire come disegnarla. Maria Callas ha questa faccia particolare con grande naso, grandi occhi e grande bocca. Quindi prima di tutto ho dovuto trovare le proporzioni di questa faccia che poi, dopo il dimagrimento, diventa bellissima e drammatica.”

E la storia?

"Ho scelto di raccontarla come una tragedia greca: da un lato ci sono gli episodi in cui si svolge l’azione in cui parlano lei e gli altri personaggi, dall’altro c’è il commento dei cori. C’è questa sorta di spaesamento perché i fatti sono interrotti da  personaggi, a volte staccati dalla storia, che dicono la loro: ad esempio ci sono David Bowie e Marc Bolan. Ho cercato di staccarmi dal fumetto in senso stretto, dalla sequenza a vignette e ho cercato il più possibile di esplodere le tavole in modo da avere questa preponderanza del personaggio all’interno della tavola"

Ma perché la scelta della Callas?

"E’ stata una conseguenza del resto del mio lavoro: dal libro sulla vita della Marchesa Casati a quella della pittrice messicana Tamara de Lempicka fino a Frida Kahlo. Ora stavo cercando un altro personaggio iconico e poi mi è apparsa Maria Callas. E’ una sorta di quadro dell’universo femminile: del rapporto con gli uomini, con sé stesse e con la propria arte."

E ora?

"Ora? Ora mi devo riprendere da Maria Callas…"

 

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