Dieci anni fa moriva Paul Newman, il divo dagli occhi blu

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Paul Newman (GettyImages)
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L’attore americano ha recitato in pellicole indimenticabili come “Lo spaccone” e “La gatta sul tetto che scotta”, ed è passato alla storia come uno dei più celebri sex symbol del grande schermo

"Mi piacerebbe che la gente pensasse che in me c'è uno spirito che compie azioni, un cuore e un talento che non arrivano dai miei occhi blu" soleva ripetere Paul Newman, consapevole del fatto che quello sguardo di ghiaccio era diventato ormai il suo marchio di fabbrica. E a dieci dalla morte, non sono certo soltanto i suoi "blue eyes" a mancare al grande pubblico: il nome del divo è sinonimo di talento, versatilità e autoironia, e rappresenta un punto di riferimento per intere generazioni di nuovi attori. In eredità Paul Newman ha lasciato una galleria di personaggi indimenticabili e di pellicole che hanno fatto la storia, mettendosi in luce anche per le numerose battaglie sostenute fuori dal set.

Gli esordi

Nato il 26 gennaio del 1925 a Shaker Heights (Ohio) Paul Newman si avvicina al mondo della recitazione grazie ad alcune compagnie teatrali dell'Illinois e Wisconsin. Con l’arrivo della seconda guerra mondiale, decide tuttavia di arruolarsi, e alla fine del conflitto riprende gli studi laureandosi in scienze nel ’49. Quello stesso anno si sposa con Jackie Witte, e rileva per un breve periodo il negozio di articoli sportivi di proprietà della famiglia. Ben presto, però, capisce che recitare è la sua vocazione: decide così di iscriversi alla "Yale School of Drama" e successivamente all’'"Actor Studio". E’ in questo periodo che conosce quella che diventerà la sua seconda moglie: l'attrice Joanne Woodward, che sposerà nel 1958 e dalla quale avrà tre figli: un maschio, Scott Allan, morto a 28 anni per un'overdose, e due femmine: Susan Kendall e Stephanie. Intanto arrivano i primi ruoli a teatro, tra cui la partecipazione all’adattamento del film "Picnic": proprio per questo ruolo viene notato dalla Warner Bros che decide di lanciarlo sul grande schermo.

Il successo

Il primo film di Paul Newman, "Il calice d’argento", si rivela un flop. A lanciarlo sarà nel 1956 "Lassù qualcuno mi ama", pellicola in cui veste i panni del pugile Rocky Marciano. Nonostante la rivalità con Marlon Brando, al quale la stampa del settore è solita contrapporlo, Paul Newman diventa uno degli attori più richiesti tra gli anni ’50 e ’70, mettendosi in evidenza grazie a personaggi sfrontatamente sensuali ma tormentati da forti dissidi interiori.  Prende parte a film diventati veri e propri culti, come "La gatta sul tetto che scotta" (1958) con Elizabeth Taylor, "Lo spaccone" (1961), "Hud il selvaggio" e "Intrigo a Stoccolma" del 1963, "Nick mano fredda"(1967) , "Butch Cassidy" (1969) e  "La stangata" con Robert Redford del 1973.  Candidato dieci volte all'Oscar, ha ottenuto un solo premio come miglior attore nel 1987 per "Il colore dei soldi" di Martin Scorsese, oltre all'Oscar alla carriera conferitogli l'anno precedente e al Jean Hersholt Humanitarian Award del 1992. Nel suo palmarès anche il premio al Festival di Cannes per "La lunga estate calda" nel 1958 e l'Orso d'argento al Festival di Berlino per "La vita a modo mio" nel 1994.

Non solo cinema

Convinto liberale, Newman è stato sempre impegnato in diverse campagne umanitarie. Insieme allo sceneggiatore A.E. Hotchner, ha creato nel 1982 anche una catena alimentare no profit, la "Newman's Own", e nel 1988 l’Associazione "Hole in The Wall Camps", con l'obiettivo di realizzare programmi di terapia ricreativa per bambini gravemente malati. Negli anni ‘90, sempre più appartato rispetto all'ambiente hollywoodiano, ha progressivamente diradato la sua attività attoriale, preferendo cimentarsi nella regia e nella produzione, fino all'annuncio del ritiro definitivo, risalente al maggio del 2007. Paul Newman sarebbe morto appena un anno dopo, il 26 settembre 2008, ma i suoi continuano ad essere gli occhi blu più celebri della storia del cinema.

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