Elezioni 2018, appello intellettuali: "Chi governa guardi a cultura"

Spettacolo
L'appello pubblicato dal Messaggero e twittato da Marina Valensise, uno dei firmatari
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Da Verdone a Bottura, da Portoghesi a Vera Slepoj, il manifesto pubblicato sul Messaggero per chiedere a chiunque si troverà a governare (ma anche all'opposizione) di ridare al nostro Paese il ruolo culturale che merita - SPECIALE ELEZIONI 2018

"Puntare sulla cultura", "grande assente della campagna elettorale", per restituire all'Italia "il suo ruolo di culla della civiltà". Questo l'appello che un nutrito gruppo di intellettuali italiani rivolge ai partiti in vista delle elezioni di domenica 4 marzo.

Verdone e Bottura tra i firmatari

Il manifesto, firmato da 50 "grandi della cultura", è stato pubblicato sul quotidiano "Il Messaggero". Tra i firmatari anche i registi Carlo Verdone e Marco Tullio Giordana, il produttore Enrico Vanzina, l'architetto Paolo Portoghesi, il musicista Paolo Fresu, lo scrittore Raffaele La Capria, lo chef Massimo Bottura, la psicoterapeuta Vera Slepoj, l'antichista Maurizio Bettini e il linguista Luca Serianni. A capitanarli Marina Valensise, fondatrice di Vale ("Valorizziamo aziende artisti lavoro esperienze"), che aspetta altre adesioni all'indirizzo mail appelloperlacultura@gmail.com. Gli intellettuali chiedono ai partiti un "impegno a tutto campo per puntare sulla cultura", definita "il motore della crescita civile". Per rilanciare, oltre che l'Italia, l'Europa, "guidandone la rifondazione, restituendo non solo dignità ai cittadini, ma futuro a chi sente di esserne privo".

Senza cultura "rischio dissoluzione civile"

L'appello è rivolto "a chiunque, dopo il 4 marzo, avrà responsabilità al governo o all'opposizione" affinché "abbia cura dei diritti dei cittadini". Dalle colonne del quotidiano di via del Tritone si rilanciano i "primi compiti" per i partiti: ossia "un impegno a tutto campo per puntare sulla cultura" attingendo "anche alla competenza e all'energia delle migliori risorse del Paese". "A scuola gli allievi prendono a coltellate i professori e i loro genitori li prendono a calci – così esordisce il manifesto – nei musei si oscurano i nudi di Schiele e le bambine di Balthus. Nelle università si riscrive la storia, e nei teatri si riadattano i classici ai pregiudizi contemporanei. Per le strade, il pestaggio sostituisce il confronto delle idee, mentre sul Web spopolano l'insulto e la condanna preventiva. In tutto il mondo, negare la cultura genera nuova violenza, ma in Italia si aggiunge il rischio della dissoluzione civile". 

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