Commesse, baristi e giovani camerieri nuovi poveri in Liguria

Liguria
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Lo rivela studio di Uiltucs. Maggioranza vive con meno 800 euro

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(ANSA) - GENOVA, 02 DIC - "Su 96 mila lavoratrici e lavoratori impiegati negli alberghi, nei ristoranti e nel commercio in Liguria, più della metà sono donne, ben 53 mila, e si concentrano prevalentemente a Genova; moltissime addette sono precarie e part time. Basta vedere i numeri per capire la portata del fenomeno: 141mila lavoratori del commercio, turismo e servizi sono full time contro ben 74mila part-time.
    Si tratta soprattutto di giovani lavoratrici e lavoratori del terziario, commesse, bariste, cameriere under 35 che non arrivano a mille euro al mese, spesso nemmeno a 800". È la fotografia della situazione in Liguria scattata dalla Uiltucs che contribuisce a disegnare l'identikit dei nuovi poveri italiani.
    L'unione italiana lavoratori del turismo, del commercio e dei servizi, in collaborazione con InNova Studi e Ricerche e Agsg, agenzia generale studi e gestioni, ha presentato oggi un Report che contiene approfondimenti sui temi economici, socio-demografici e del mercato del lavoro. Lo studio rivela tra l'altro che "i giovani lavoratori arrivano a fatica a fine mese: uno su tre guadagna meno di 1000 euro al mese, e il 23% anche meno di 780 euro. ll 28% dei lavoratori dipendenti dei settori del turismo, del commercio e dei servizi guadagna meno di 9 euro l'ora (per i giovani, la percentuale sale anche al 38%). Nel comparto, poi, la retribuzione delle donne è inferiore del 25% rispetto a quella degli uomini".
    Emerge che l'Italia "ha visto sfumare il 9% del Pil e i lavoratori sono stati colpiti duramente, in particolare i più vulnerabili. La diminuzione del valore aggiunto è stata abbastanza uniforme in tutto il Paese, ma è stata più pesante nei servizi (-8,5%). Il valore aggiunto del turismo ha perso il 40,6% del suo valore, passando da 61 a 36 milioni. Nell'ultimo periodo invece il commercio, diminuito dell'8%, è tornato quasi ai livelli pre-Covid in un solo anno". In questo scenario, gli analisti internazionali continuano a tagliare le stime di crescita: le previsioni più recenti ipotizzano un aumento del Pil italiano del 3% circa quest'anno e solo dello 0,7-0,9% per il 2023. (ANSA).
   

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