Ucraina, la comunita' in preghiera a Genova. Padre Vitalj: "Non e' umano fare la guerra"

Liguria

"Non sara' una cosa lunga, l'umanita' deve vincere"

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Lungo momento di preghiera che si conclude con l'inno nazionale ucraino, 'Non è ancora morta l'Ucraina', nella cappella riservata sotto la chiesa di santo Stefano, punto di riferimento della comunità ucraina di rito bizantino a Genova, l'unica dove le messe vengono ancora celebrate in latino. Padre Vitalj accoglie una cinquantina di cittadini ucraini, in Italia da molto tempo: c'è Nadiezka che ha il figlio militare a Mariupol', Marija che di figli ne ha due e sono entrambi a Kiev, la giovane Olena che ha i genitori a Dnipropetrovsk. Pregano, qualcuno piange senza riuscire a fermarsi con le mani intrecciate in preghiera. "Il momento è così tragico per il nostro popolo - ha detto padre Vitalj -, c'è tanta preoccupazione ma anche una sensazione di frustrazione. Abbiamo dato qualche indicazione, secondo la provvidenza di Dio. Abbiamo letto il Vangelo, quando Gesù è stato condannato, quando il popolo gridava 'uccidilo'. Il popolo deve dire da che parte sta, invece di dire 'Uccidi' deve dire 'Pace'. Il popolo, quando non tace non si sottomette. Può vincere se dice 'Pace'". Padre Vitalj ha anche chiesto ai presenti "di essere portatori di pace, non entrare nella guerra con le proprie emozioni. Quando uno si sente coinvolto può minacciare un altro. Non deve succedere che qui ci sia la guerra, mai. Dobbiamo essere uniti nella pace perché allora la pace vincerà". "Poi ho chiesto di dare un aiuto reciproco: non dobbiamo sentirci soli, abbandonati, perché così perdiamo la vita umana. Nella comunità ci sono diverse persone malate. Sentendo tutta questa minaccia - ha detto - possono far male a se stessi. Bisogna trasformare la rabbia o l'odio, se ci sono, in qualcosa di buono. Ho chiesto di costruire gruppi di aiuto reciproco. Tutti i giorni alle 14,30 qui pregheremo, per avere un luogo di pace e sostegno reciproco. Presumo che ci saranno situazioni per le quali sarà necessario reagire subito - ha concluso -: dobbiamo essere pronti a dare, alla carità. Ho chiesto atti di solidarietà".

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