Accordo con pm per la confisca di 7 mln sequestrati
(ANSA) - GENOVA, 07 FEB - Va verso il patteggiamento l'inchiesta per riciclaggio internazionale ed evasione fiscale che vede coinvolti i fratelli Balestrero: Ettore, 52 anni, alto prelato genovese, nominato nel 2019 nunzio apostolico nella Repubblica del Congo, e Guido, 61 anni, immobiliarista. Entrambi hanno chiesto ai propri legali di "concordare" la condanna con la Procura per l'accusa di riciclaggio internazionale. I pm hanno posto come condizione la confisca dei 7 milioni di euro sequestrati al sacerdote e ai familiari e, secondo indiscrezioni, si accingono anche ad archiviare l'accusa di evasione fiscale. Ora la palla passa al giudice. La notizia è riportata da vari quotidiani. Ambasciatore della santa sede Ettore Balestrero, che ha svolto la sua missione anche in Colombia, risulta indagato insieme al fratello nell'ambito di un'inchiesta su un giro di capitali provento di truffa e rientrati in Italia attraverso una complessa rete di società offshore disseminate tra i Caraibi e la Svizzera. La vicenda all'origine di tutto è un maxi contrabbando di carni dall'Argentina, alla fine degli anni Novanta, che sarebbe stato gestito dal padre Gerolamo.
Il 14 settembre 2015 Ettore Balestrero effettua una donazione da 4 milioni di euro al fratello, operazione che per la Finanza chiuderebbe il cerchio della vecchia truffa. I soldi sarebbero passati attraverso una società con sede alle Isole Vergini Britanniche, da una fiduciaria e da una banca svizzera e rientrati in Italia con lo scudo fiscale. L'architettura finanziaria sarebbe stata costruita da un broker soprannominato nelle intercettazioni "mano molla". L'ipotesi degli investigatori è che la donazione servisse a finanziare un'importante operazione immobiliare, gestita da Guido Balestrero: la ristrutturazione dei Bagni Lido a Genova. La famiglia Balestrero ora motiva il patteggiamento non ad una ammissione di colpa ma ad una difficoltà nel reperire la documentazione del caso. E l'arcivescovo, attraverso i suoi legali dice: "La scelta di patteggiare è dovuta a diverse ragioni. Fra queste, forse la più sentita è ridare serenità alla famiglia di mio fratello Guido e alla mia condizione ecclesiastica. Ciò mi ha fatto risparmiare tempo ed energie per la mia missione spirituale e, come sacerdote, sento l'obbligo di volgere la mente e i miei desideri alla mia missione e non al denaro". E spiega per la prima volta la sua versione dei fatti: non riciclaggio, ma una eredità accettata "anticipatamente". Soprattutto, nulla che possa far pensare a un coinvolgimento del Vaticano, ma una faccenda tutta interna ai Balestrero. Dunque dice l'arcivescovo che «si tratta di una vicenda esclusivamente familiare, che riguarda l'attività imprenditoriale di nostro padre negli anni '90 del secolo scorso. All'epoca mi trovavo all'estero in missione, molto lontano dall'Italia. Non ho mai conosciuto gli eventi di quegli anni e sono stato assolutamente estraneo ad essi. Quando ho donato a mio fratello la sua quota, l'ho fatto con atto pubblico e trasparente, convinto di non commettere nulla di illecito. Altrimenti non l'avrei fatto. Io e mio fratello abbiamo scelto di patteggiare, con dolore, perché riteniamo di non avere responsabilità penali, ma credo sia la scelta più confacente per ridare serenità alla famiglia di Guido e alla mia condizione ecclesiastica».
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