Traffico da Marocco a Italia. Coinvolto anche figlio boss Garcea
Il giudice per l'udienza preliminare Filippo Pisaturo ha condannato a oltre 88 anni di carcere i membri dell'associazione che aveva messo in piedi un traffico di droga dal Marocco all'Italia. Il sostituto procuratore della Dda Federico Manotti aveva chiesto condanne per 113 anni.
Lo stupefacente, hashish e marijuana, veniva stivato su camion che trasportavano agrumi o sui mezzi usati per i cantieri stradali spesso coperti con targhe rubate in Francia. Tra i leader del maxi traffico di droga, secondo l'accusa, il torinese Franco Guastamacchia: per lui il gup ha disposto la condanna più alta a 20 anni. Le altre pene, per 11 imputati che hanno scelto il rito abbreviato, vanno dagli 11 anni e mezzo ai sei mesi. Tra i condannati (tre anni) anche Davide Garcea, figlio del boss della 'ndrangheta Onofrio.
L'indagine era partita proprio monitorando Garcea, che non avrebbe fatto parte dell'organizzazione ma sarebbe stato solo un acquirente all'ingrosso. Un solo indagato ha scelto il rito ordinario: il pm ha chiesto il rinvio a giudizio. I carabinieri dal 2016 al 2018 avevano sequestrato due tonnellate di droga che avrebbero fruttato al dettaglio 20 milioni di euro.
L'organizzazione, suddivisa in due gruppi, agiva sempre nello stesso modo: venivano assoldati camionisti pagati dai mille ai 2.500 euro a tratta per far passare i veicoli da Ventimiglia o per il confine piemontese. Dalle indagini era emerso che i carichi di hashish venivano effettuati usando il Jammer, il dispositivo elettronico per disturbare eventuali intercettazioni telefoniche e del Gps. (ANSA).