Moglie e figlie gli parlano davanti reparto rianimazione Arezzo
(ANSA) - FIRENZE, 03 APR - E' ricoverato da quasi 40 giorni all'ospedale San Donato di Arezzo, in terapia intensiva. E ogni sera la sua famiglia si riunisce fuori dall'ospedale, davanti alla vetrata della rianimazione, per parlagli a distanza e salutarlo, anche se l'uomo, Alessandro, 53 anni - che ha scoperto di essere positivo il 23 febbraio scorso facendo il tampone prima di fare una seduta di dialisi - non può sentire la moglie Orlinda, e le figlie Alessandra, 24enne e Sara Francesca, 20 anni. Per circa un'ora, dopo cena, le tre donne, in compagnia anche del compagno di Alessandra, stanno con lui a distanza.
A raccontare la storia di Alessandro la stessa Asl Toscana Sud Est a cui fa capo l'ospedale aretino. "Ceniamo alla svelta poi veniamo qui - spiega Orlinda -. Tutte le sere. Arriviamo verso le nove e poco prima delle dieci andiamo via. Abitiamo vicini all'ospedale ma rispettiamo sempre il coprifuoco".
"Parliamo con il babbo anche se lui non ci può sentire - racconta Sara Francesca -. Gli racconto cosa ho fatto e cosa succede". "Quando andiamo via gli diamo la buona notte e io gli dico sempre di non fare scherzi", spiega Alessandra. Di giorno moglie e figlie vanno anche in reparto a trovare Alessandro: da dicembre scorso al San Donato è consentito l'accesso dei parenti in terapia intensiva. (ANSA).