Procuratore Nicolosi: 'Condizioni di lavoro disumane'
(ANSA) - PRATO, 09 FEB - Due imprenditori cinesi agli arresti domiciliari e un terzo sottoposto a divieto di dimora, a Prato, dopo un'indagine durata oltre 10 mesi della polizia su una ditta di confezione di abiti dove veniva sfruttata la manodopera.
Secondo le indagini l'azienda impiegava bengalesi e pachistani clandestini, circa 30 lavoratori (tra loro pure un afgano ed un cinese) che erano in condizioni di bisogno. "Lavoravano in condizioni disumane - ha sottolineato il procuratore di Prato Giuseppe Nicolosi - E' una situazione che fa emergere una umanità dolente". Secondo quanto accertato, nella ditta c'era un prestanome e due imprenditori che di fatto la dirigevano: sono questi due gli indagati finiti ai domiciliari in base a un'ordinanza del gip. L'azienda, in zona Galciana, è stata posta sotto sequestro insieme a 100 macchinari. Gli operai lavoravano sette giorni su sette per 12-14 ore al giorno e alloggiavano in una casa-dormitorio fatiscente. Gli indagati sono accusati di sfruttamento lavorativo di immigrati clandestini. Gli operai hanno dovuto lavorare anche durante i periodi di lockdown senza interruzioni. Inoltre un sequestro preventivo di 250 mila euro è scattato verso la proprietà cinese per i mancati versamenti degli oneri previdenziali. (ANSA).