Operazione 'Minerva' di Dda e GdF. Sequestri per 8 mln di euro
(ANSA) - FIRENZE, 20 GEN - I finanzieri del comando provinciale di Firenze e dello Scico, nell'operazione 'Minerva' coordinata dalla Dda di Firenze, stanno dando esecuzione a un provvedimento del gip di Firenze che ha disposto 34 misure cautelari per altrettante persone accusate di essere legate al clan camorristico dei Casalesi. In corso sequestri per 8 milioni di euro. Gli indagati avrebbero agito in Toscana sia con società operanti in prevalenza nell'edilizia sia con investimenti nel settore immobiliare. Le attività sono in corso nelle province di Firenze, Lucca, Pistoia, Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Bologna, Roma, Isernia e Caserta. Per l'inchiesta esisteva un sistema di fatture false per reimpiegare ingenti quantità di denaro di provenienza illecita in Toscana attraverso società operanti nei settori commerciale e immobiliare. Tra le misure disposte dal gip Federico Zampaoli su richiesta del pm Giulio Monferini ci sono quattro arresti in carcere, 6 ai domiciliari, 9 obblighi di dimora e 15 misure di interdizione personale con divieto di svolgere attività inerenti l'esercizio d'impresa. Sottoposti a sequestro preventivo beni per 8,3 milioni di euro. I reati contestati, a vario titolo, sono associazione a delinquere, riciclaggio, autoriciclaggio, reimpiego di denaro, intestazione fittizia di beni ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, con l'aggravante di aver favorito l'associazione camorristica del clan dei Casalesi. Contestati illeciti anche a 23 società. A far scattare le indagini, numerosi investimenti immobiliari e commerciali effettuati nel 2016 in provincia di Siena da due commercialisti campani, affiancati da un architetto fiorentino originario del Casertano, ritenuti contigui ad ambienti della criminalità organizzata campana. Dagli accertamenti è emerso che soggetti collegati al clan avevano reimpiegato ingenti quantità di denaro di provenienza illecita anche in Toscana. Nella richiesta di misura cautelare redatta dalla Dda e poi accolta dal gip del tribunale di Firenze, le indagini hanno permesso di individuare "un fenomeno sociale diffuso e radicato, posto in essere a danno dell'Erario" in grado di garantire "facili guadagni illeciti attraverso la distorsione delle regole del mercato e dell'economia", attraverso il sistema delle false fatturazioni, considerato dagli inquirenti un modo di operare tipico dei Casalesi. Nell'inchiesta sono finiti in carcere Antonio Esposito detto 'O suricillo', 48enne originario del Casertano ma residente in Lucchesia per diversi anni; Giuseppe Diana, detto 'Peppe o biondo', 35 anni del Casertano; Raffaele Diana, di 38 anni, residente in Emilia ma originario di Caserta; e Guglielmo Di Mauro, detto 'O putecaro', 48enne di Napoli. Invece sono andati ai domiciliari Stefano Cicala, 33enne nato a Prato e residente a Lucca; Francesco Diana, 36enne residente nel Napoletano; Amedeo Laudante, 40enne del Casertano; Enrico Laudante, 40 anni di Caserta; Raffaele Napoletano detto 'O zuoppo', 44enne di Napoli; Stefano Ostento, 51enne originario della Puglia ma residente nel Pistoiese. Erano riuscite a lavorare anche nell'ambito di appalti pubblici le società indagate nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Firenze su un sistema di riciclaggio di denaro a favore del clan camorristico dei Casalesi, in particolare della fazione vicina a Michele Zagaria. Nessun coinvolgimento da parte delle stazioni appaltanti, risultate tutte estranee ai fatti. Tra i cantieri citati nell'ordinanza, con cui il gip di Firenze ha disposto 34 misure cautelari, tra cui 10 arresti, figurano, tra gli altri, quello per la ristrutturazione del Museo degli Innocenti di Firenze e quello per la realizzazione di un polo didattico universitario a Pisa. Coinvolti anche percettori del reddito di cittadinanza che, secondo l'inchiesta della Gdf, prelevavano contanti per il gruppo criminale in cambio di pochi euro.
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