Pnrr, Italia in ritardo: chiede modifiche all’Ue

Economia
Simone Spina

Simone Spina

Spesa a rilento, alcuni progetti non realizzabili entro il 2026. Il nostro Paese non farà in tempo a completare tutte le opere previste dal Piano Nazionale di Ripresa. Il governo pensa di allungare la scadenza al 2029, utilizzando altri programmi finanziati con risorse comunitarie. Ma serve l’approvazione di Bruxelles

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A un anno e nove mesi da quando Ursula Von der Leyen ha dato il libera al Piano Nazionale di Ripresa italiano, consegnandolo simbolicamente a Mario Draghi, e a tre anni e nove mesi dall’ultimo giorno entro il quale il nostro Paese deve fare tutto ciò che è stato concordato con l’Europa, forse si cambia.

Programma da riscrivere

L’attuale governo vuole riscrivere il programma che ci dà la fetta più grande del Recovery Fund: 191,5 miliardi (più 30,6 di stanziamenti nazionali), e per questo da tempo ha avviato un negoziato con Bruxelles. Una trattativa complessa, perché l’Unione ha già fatto capire che sarebbe un problema andare oltre il 2026 per realizzare tutte le opere. Ottenere le modifiche non è tuttavia impossibile, perché altri Stati ce l’hanno fatta anche se si trattava di Paesi con piani di entità non paragonabili al nostro.

Spesa in ritardo, alcune opere irrealizzabili in tempo

L’Italia, come storicamente accade con le risorse europee, è in ritardo: finora abbiamo speso appena il 6 per cento dei soldi del Pnrr (12 per cento se conteggiamo anche i crediti d’imposta e i bonus edilizi). Per recuperare, dovremmo accelerare già da quest'anno, impegnando - ci dice la Corte dei Conti - quasi 41 miliardi e ancora di più (46,5 e 47,7) nel biennio successivo. Ecco perché il ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto parla di alcuni progetti che non potranno essere realizzati in tempo.

L'obiettivo: allungare le scadenze

Di quante e quali opere si tratti non lo sappiamo, perché il governo deve ancora avere il quadro completo e solo a quel punto presenterà alle autorità europee le proposte di cambiamento. L’idea di Fitto è di traslocare alcuni progetti dal Piano Nazionale su altri programmi comunitari, che richiedono tempi più lunghi per essere ultimati: entro il 2029 anziché il 2026. Tre anni in più per rimane su un treno che non possiamo permetterci di perdere.  

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