Credit Suisse, banche centrali fanno quadrato. Anche Ubs in campo

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La priorità è capire quali istituti europei e americani subirebbero perdite nel caso di un fallimento a Zurigo. La rivale che sta accogliendo molti ex correntisti della banca in crisi, sembra interessata solo alle sue attività svizzere. Ma secondo Bloomberg: i due istituti di credito sarebbero "contrari a una fusione forzata"

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Preoccupa il crollo di Credit Suisse. Adesso il primo obiettivo, come riporta il Corriere della Sera, è verificare quali altre banche siano esposte su Credit Suisse soprattutto in derivati. La priorità è capire quali istituti europei e americani subirebbero perdite nel caso di un fallimento a Zurigo: magari perché certe banche hanno venduto assicurazione ad altri contro il default di Credit Suisse o semplicemente perché hanno crediti verso di esso. Quanto a questo, i sondaggi delle ultime ore stanno mettendo in luce che gli istituti italiani sono piuttosto al riparo. Meno chiaro al momento, invece, il quadro per altre grandi banche europee. L'obiettivo resta quello salvare Credit Suisse o almeno salvare le sue attività sotto una nuova bandiera; evitare che la banca porti i libri in tribunale, cercando protezione dai suoi creditori. Con passività in bilancio per 486 miliardi di franchi svizzeri (492 miliardi di euro) a fine 2022, questo è lo scenario che tutti vogliono assolutamente scongiurare. (I MERCATI ASIATICI APRONO IN CALO)

Le strategie

Lo strumento non può essere un salvataggio pubblico: la banca è troppo grande per il suo Paese, con un bilancio che vale più della metà del prodotto lordo svizzero. Piuttosto si punta a una vendita e non esiste un problema di prezzo: un’azienda con attivi per l’equivalente di 538 miliardi di euro alla fine dell’anno scorso, ma che ha perso 1,3 miliardi solo nell’ultimo trimestre e vale oggi in borsa l’equivalente di sette miliardi di euro, si compra con poco (in apparenza). Il problema è che la banca dev’essere fatta a pezzi per poter essere venduta, perché nessun concorrente è disposto a inglobarla intera. Dunque vanno trovati più compratori in più parti del mondo e in fretta, perché Credit Suisse sta soffocando. Come si può ben intuire, si tratta di un’operazione è in salita. Ubs, che sta accogliendo molti ex correntisti di Credit Suisse, sembra interessata solo alle attività svizzere della rivale. Restano quelle di New York, di Londra, di Francoforte e altre. Ma non sarà facile convincere i potenziali compratori a farsene carico. Ad accelerare il tutto è stato il fallimento di Silicon Valley Bank (Svb) in California venerdì, che ha acuito la sfiducia verso tutte le banche già fragili. 

An empty workspace at a Signature Bank branch in the Staten Island borough of New York, US, on Wednesday, March 15, 2023. Signatures collapse on Sunday was the third-largest bank failure in the US ever, behind Washington Mutual in 2008 and Silicon Valley Banks cataclysmic drop days ago. Photographer: Angus Mordant/Bloomberg via Getty Images

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Ubs e il Credit Suisse sarebbero però contrari a una fusione spinta dalle autorità e dal governo elvetico, come riferisce l'agenzia Bloomberg. Secondo la testata Ubs vorrebbe continuare nella sua strategia standalone e sarebbe riluttante a farsi carico dei rischi correlati al Credit Suisse. La quale, a sua volta, vorrebbe proseguire da sola nel suo piano di ristrutturazione, dopo aver guadagnato tempo grazie alla linea di credito da 50 miliardi di franchi messa a disposizione dalla Banca centrale svizzera. 

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