Silicon Valley Bank, sarebbe potuto succedere anche in Italia?

Economia
Simone Spina

Simone Spina

Negli Stati Uniti ci si interroga sulla vigilanza sulle banche, allentata quando Donald Trump era presidente. Ma com'è da noi la situazione? Ci sono regole più stringenti: gli Istituti di credito devono rispettare parametri più severi per evitare che una corsa agli sportelli causi un fallimento

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Una delle domande che circolano dopo il collasso della banca americana Silicon Valley Bank è se qualcosa del genere possa accadere anche in Italia. Se cioè una banca può fallire dall’oggi al domani perché non ha soldi sufficienti per rimborsare i suoi correntisti.

Chi vigila sulle banche

In linea di principio nessun Istituto di credito ha in cassaforte contanti sufficienti per restituire, subito, tutti i denari depositati da tutti i clienti. Ecco perché ci sono una serie di regole per scongiurare situazioni simili. Regole che in Italia, e nel resto dell’Eurozona, sono più stringenti rispetto a quelle d’Oltreoceano.

Le regole europee sulla solidità degli Istituti

Dalle nostre parti, in pratica, gli istituti – vigilati dalla Banca d’Italia e dalla Bce - devono rispettare parametri più severi per quanto riguarda patrimonialità e liquidità, in modo da avere capitali e riserve sufficienti per coprire le perdite (la cosiddetta liquidità in eccesso ammonta circa 3mila miliardi di euro).

Negli Usa controlli più leggeri per le banche più piccole

Questi paletti, fissati nel trattato Basilea 3, negli Stati Uniti valgono per le banche più grosse, quelle definite troppo grandi per fallire perché un loro crac avrebbe ripercussioni sull’intera economia. Più lenti sono i cordoni per quelle di piccole o medie dimensioni come la Silicon Valley Bank. Nel 2018, a dieci anni dal crollo di Lehman Brothers, gli Usa hanno infatti allargato le maglie, permettendo - in sostanza - a molti Istituti di agire con pochi controlli.

La spirale dei tassi americani

Sembra questo il caso della banca californiana, che oltre ad avere una clientela concentrata per lo più su un solo settore (società hi-tech finite spesso in crisi di liquidità per il rapido rialzo dei tassi d’interesse) ha essa stessa fatto investimenti rivelatisi rischiosi alla luce dell’aumento dei tassi. E alla fine si è trovata senza un cuscinetto sufficiente per soddisfare le richieste di chi ritirava i soldi.

Salvagente insufficiente

A salvarla non è bastato il Fondo di tutela dei depositi, che negli Usa come in Europa protegge i correntisti fino a una certa somma. I clienti erano imprese, con conti spesso milionari e quindi non protetti. Un’altra caratteristica decisamente atipica delle banche andate in crisi in questi giorni

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