Superbonus 110, decine di migliaia di cantieri bloccati: possibile ondata di cause

Economia
Lorenzo Borga

Lorenzo Borga

Il blocco dei crediti fiscali legati ai lavori di ristrutturazione sta fermando decine di migliaia di cantieri. E ora i proprietari di casa, temendo di perdere i benefici, potrebbero fare cause alle aziende. GUARDA IL VIDEO

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Il blocco di decine di migliaia di cantieri finanziati con il superbonus 110 per cento rischia di portare a un'ondata di cause legali tra proprietari di casa e imprese edilizie. È questo il timore delle associazioni di categorie.

Crediti bloccati

La colpa è dei cosiddetti crediti incagliati. Vale a dire gli sconti fiscali frutto dei lavori di ristrutturazione che nessuno vuole più comprare. Il meccanismo più diffuso del superbonus, come anche degli altri bonus edilizi, è infatti lo sconto in fattura: il proprietario dell'immobile non paga i costi di ristrutturazione, che invece anticipa l'azienda edilizia. La quale potrà poi o rivalersi sullo Stato attraverso uno sconto fiscale spalmato in diversi anni o, più comunemente, vendere questo credito nei confronti del fisco a un altro attore, prevalentemente le banche, che armandosi di pazienza ogni anno potrà pagare meno imposte fino a recuperare la spesa (ottenendo anche un guadagno). Fino a novembre 2021 non era previsto un limite agli scambi di questi crediti, causando in molti casi anche possibilità di frodare il fisco. Da allora la normativa ha fortemente ristretto la cessione, prima riducendone il limite a una sola per poi arrivare fino a 4.

 

Il nodo della questione è però che questo mercato secondario dei crediti fiscali si è sostanzialmente bloccato. Lasciando tra i 5 (secondo la Cna) e i 15 miliardi (secondo Ance) di euro di buco alle aziende del settore. Le quali quindi potrebbero essere costrette a sospendere i cantieri in corso per la mancanza della liquidità necessaria.

Decine di migliaia di cantieri a metà

Secondo le elaborazioni di Sky TG24 sui dati Enea, circa un cantiere su dieci potrebbe essere ormai fermo o - se terminato - risultare non ripagato dallo Stato. Parliamo di oltre 30mila cantieri. Le imprese coinvolte sarebbero anche in questo caso migliaia, 25mila per Ance, e di queste oltre il 60 per cento ha difficoltà a trovare un compratore del credito fiscale secondo Cna. Un problema che si sta incancrenendo: oltre tre aziende su quattro hanno in pancia questi sconti fiscali da oltre 5 mesi, mentre nella primavera 2022 questa porzione si fermava al 35 per cento.

 

I rischi a cui vanno incontro queste imprese sono il fallimento (per il 46,5 per cento), la sospensione dei cantieri potenziale foriera di cause legali (dichiarato dal 60,1 per cento), il rischio di insolvenza (71,4 per cento) e lo stop ai nuovi cantieri (86,3).

Gli sviluppi

Lo Stato ha tentato di superare le difficoltà attraverso la garanzia di Sace, che può fornire liquidità alle imprese in modo da terminare i lavori. Intanto i proprietari temono di dover ripagare loro stessi i costi di ristrutturazione. Se l'Agenzia delle Entrate non riscontra infatti un miglioramento di classe energetica - requisito per accedere all'incentivo - richiederà indietro i soldi promessi con lo sconto fiscale. E qualcuno i quattrini dovrà metterli a quel punto.

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