Pil in crescita, nel 2022 in rialzo del 3,9%

Economia
Simone Spina

Simone Spina

L'economia italiana l'anno scorso meglio di quanto si aspettava il governo. Il buon risultato, secondo le stime preliminari dell'Istat, offuscato dall'andamento negli ultimi tre mesi del 2022, quando si è registrata una frenata. Intanto, si allontana lo spettro di una recessione nel 2023: il Fondo Monetario ha alzato le stime sia a livello mondiale sia per il nostro Paese. Restano però forti rischi per l'inflazione, la guerra in Ucraina e gli effetti della pandemia in Cina

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Il rallentamento nell'ultimo scorcio del 2022 suona come un campanello d'allarme ma l'Italia nell'intero anno appena passato mette a segno una crescita robusta, col Prodotto Interno Lordo in rialzo del 3,9%. Le stime preliminari dell’Istat risultano migliori di quelle del governo, che nelle sue ultime previsioni vedeva un aumento del 3,7%. Il buon andamento è anche frutto dell’eredità del 2021, quando la nostra economia ha messo a segno uno straordinario colpo di reni dopo il crollo dovuto alle restrizioni decise per la pandemia. La frenata del quarto trimestre del 2022, spiega invece l’Istat, è dovuta alla contrazione dell’industria e dell’agricoltura, mentre hanno tenuto bene i servizi.

Fmi: scenario meno cupo

Quanto registrato dall’Ufficio di Statistica risulta in linea con le nuove previsioni del Fondo Monetario Internazionale, che ha leggermente migliorato il suo giudizio sia sul nostro Paese (nel 2022 Pil +3,9% e a +0,6% nel 2023) sia a livello mondiale (quest’anno +2,9%). Lo scenario, per l'Istituto di Washington, è quindi meno cupo ma i rischi restano, con la variabile più preoccupante: quella dell’inflazione. Gli esperti si aspettano che tra le maggiori economie, ad avanzare di più saranno gli Stati Uniti (+1,4%), mentre il Regno Unito cadrà in una recessione (-0,6%) e la Germania sarà appena sopra lo zero (+0,1%).

Inflazione ancora alta anche nel 2023

A pesare, come detto, il carovita che si manterrà a livelli molto alti (al 6,6% nel 2023 dall’8,8% dell’anno scorso) nonostante le principali banche centrali stiano tentando di mettere un argine alzando il costo del denaro. Il Fondo Monetario promuove questa politica monetaria che, però, riduce i margini di spesa dei Paesi a più alto debito (come il nostro) e per questo consiglia attenzione nell’orientare gli aiuti pubblici contro il caro energia.

Il peso della guerra in Ucraina

Timore, poi, per gli effetti che la pandemia potrebbe avere sulla crescita della Cina e una possibile escalation della guerra in Ucraina. La Russia, stima l’Fmi, nel 2022 registrerà una recessione del 2,2%, una marcia indietro più contenuta di quanto ci si potesse aspettare grazie al boom dei prezzi degli idrocarburi che hanno riempito le casse di Mosca. L’embargo al petrolio, si sottolinea, non sta penalizzando in modo significativo la Russia (stima Pil 2023 a +0,3%), perché le sue esportazioni continuano a essere dirottate verso i Paesi che non hanno chiuso le porte. 

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