Euro digitale: cos'è, a cosa serve, come funziona

Economia
Vittorio Eboli

Vittorio Eboli

L’euro digitale, a cui la Banca centrale Europea sta lavorando, non sarà una criptovaluta: non sarà basata sul tecnologie di gestione diffusa, ma sarà emessa e gestita da una istituzione centrale. A garanzia degli utilizzatori, servirà a preservare il carattere pubblico della moneta anche quando usiamo forme di pagamento digitali

 

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Tutto ciò che sappiamo, finora, è ciò che non è. Anzi, che non sarà (se mai sarà).

L’euro digitale, a cui la Banca centrale Europea sta lavorando,

1.     non sarà uno criptovaluta, come ad esempio il Bitcoin: perché non sarà creata da operatori privati e gestita senza un’autorità centrale, ma sarà emessa e garantita dalla BCE

2.     non sarà uno strumento di investimento (ossia per cercare guadagni) ma un mezzo di pagamento digitale

3.     non sostituirà il denaro contante, ma lo affiancherà (e sarà quindi sempre convertibile in banconote)

L’euro digitale sarà insomma una moneta “virtuale” nel senso che non avrà fisicità (come una banconota di carta o una moneta metallica), e sarà quindi, appunto, solo digitale. Affiancandosi così agli altri mezzi attualmente esistenti di pagamenti digitali, come le carte di credito e le apposite applicazioni.

Da decidere la tecnologia sottostante

Tutto il resto è da vedersi. A cominciare dalla tecnologia sottostante: non è detto che saranno sistemi di “contabilità distribuita” come la blockchain, utilizzata per produrre e far circolare le criptovalute. 

La BCE ha iniziato lo studio del progetto a luglio 2021 e conta di chiudere entro ottobre 2023. Poi partirà la fase di test sperimentali che durerà almeno 3 anni. La stessa istituzione, sul suo sito, racconta la finalità: “Stiamo pensando di introdurre una valuta digitale della banca centrale in Europa per rispondere alla crescente domanda di pagamenti elettronici sicuri e affidabili. Sarebbe equivalente elettronico del contante. Affiancherebbe le banconote e le monete, ampliando la scelta delle persone su come pagare”.

 

Lo scopo sarà avere la garanzia pubblica nei pagamenti digitali

“In realtà ci sembrerà di conoscerla già, cambierà poco per noi all’atto pratico – spiega a SkyTg24 Luca Fantacci, professore di storia dell’economia all’Università Bocconi – ma cambia molto in termini di garanzie. Ogni volta che paghiamo con metodi digitali, ad esempio con app o con carte di credito, ci avvaliamo infatti di un intermediario privato, che sia la nostra banca o altro operatore, e usiamo senza pensarci una ‘moneta digitale’ creata dal sistema bancario privato. Mentre il contante è l’unica forma di moneta che la banca centrale emette, l’unica moneta unica universalmente accessibile: la può usare chiunque, anche se non possiede un conto corrente presso una banca o una carta di credito”. Vuol dire che se tutti noi, il 100% della popolazione, usasse i sistemi di pagamento digitali, oggi sempre più diffusi, non esisterebbe più la moneta pubblica, garantita da una istituzione pubblica? “C’è il rischio che venga meno il carattere pubblico del denaro – chiarisce Fantacci –. È una esigenza che si è accentuata quando Facebook qualche anno fa lanciò la sua moneta, la stablecoin Libra. Immaginate 3 miliardi di utenti che usano una criptovaluta privata. Beninteso, l’euro digitale non è una criptovaluta” chiarisce Fantacci.

 

"Potremo usarla tramite i metodi di pagamento che già usiamo"

L’euro digitale servirà proprio a questo: a preservare il carattere pubblico della moneta anche in forma digitale, non solo cartaceo o metallico. “Il motivo per cui posso accettare una moneta privata (ad esempio quando uso il bancomat pago col mio conto corrente), è proprio perché ho certezza assoluta che dalla banca quei soldi li posso sempre prelevare, in forma fisica, perché la banca trasforma la moneta pubblica in privata. La transizione digitale farebbe sparire la moneta pubblica, farebbe venir meno la garanzia pubblica”.

Che poi è lo scopo per cui esistono le banche centrali: garantire, preservare il potere di acquisto del denaro. “Quindi la BCE, con l’euro digitale – conclude Fantacci – ci darà la possibilità di avere un portafogli di monete digitali, e per scambiarle ci sarà ancora spazio per gli attori privati nell’offrire i mezzi di pagamento più idonei e convenienti per la clientela. A ognuno il suo mestiere”. 

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