Concessioni spiagge, gare al via dal 2024

Economia

Simone Spina

Le licenze per gli stabilimenti balneari dovranno essere assegnate all’asta e non si potranno più rinnovare automaticamente quelle esistenti. L’Italia si adegua così alle regole europee. L’obiettivo è favorire la concorrenza e favorire i consumatori. I canoni, spesso finora bassi, saranno rivisti. Previste tutele per i gestori più piccoli

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Finisce l’era dei rinnovi automatici delle concessioni per le spiagge. Dal 2024 questo tipo di licenze per sfruttare un bene che è di tutti saranno assegnate tramite gara. La decisione del governo salva i permessi già in regola con le nuove direttive e lancia una sorta di salvagente per chi gestisce gli stabilimenti più piccoli. 

Tutele per piccoli gestori e consumatori

Le tutele riguardano soprattutto chi ha un lido che rappresenta la fonte prevalente del proprio reddito e per chi sta pagando il mutuo per le spese necessarie a mandare avanti l’attività. L'impresa che con le nuove regole perde la concessione, e non è ancora rientrata dagli investimenti realizzati, avrà diritto a un indennizzo dal nuovo gestore. Si prevedono tutele occupazionali per salvaguardare i lavoratori del settore. 

Per potersi aggiudicare i bandi si dovrà garantire un miglioramento dei servizi, con l’intento – fra l’altro – di scongiurare prezzi proibitivi per lettini e ombrelloni. Gli stabilimenti dovranno consentire sempre l’accesso al mare, una disposizione già prevista ma spesso non rispettata. I canoni per le licenze dovranno essere adeguati al tipo di spiaggia, in base al pregio naturalistico ed economico. Quello dei prezzi delle licenze è storicamente uno dei punti più controversi: spesso sono molto bassi, col risultato che lo Stato incassa poco, circa 100 milioni all'anno a fronte di un giro di affari del settore di 15 miliardi.

L'Italia si adegua alle regole europee

Che si dovesse voltare pagina era nell'aria. E’ dal 2006 che l’Europa (con la direttiva Bolkestein) ha stabilito che le concessioni (non solo quelle delle spiagge) devono essere messe all’asta. L’Italia però non si era adeguata, limitando così la concorrenza (richiesta oltretutto dal Recovery Fund). Bruxelles ci ha più volte bacchettato e all’orizzonte c’era una maxi-multa. Lo scorso autunno, poi, il Consiglio di Stato aveva stabilito il divieto di proroga delle licenze dopo il 2023. Il cambio di passo dovrebbe scardinare rendite a volte ingiustificate e portare benefici ai consumatori. Per contro, mette in fibrillazione migliaia di imprese: temono di perdere ciò su cui si basa la propria attività o di dover sostenere spese più alte

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