Lavoratori introvabili, col Recovery cresce l’allerta

Economia

Simone Spina

Le imprese hanno difficoltà a reperire operai e impiegati e, allo stesso tempo, ci sono tanti disoccupati. Un paradosso che rischia di allargarsi col Piano nazionale di ripresa finanziato coi fondi europei. Pesa la scarsa formazione ma anche il lavoro nero e le paghe basse

Tanti italiani in cerca di un lavoro e tante imprese che non riescono a trovare impiegati. Una contraddizione di vecchia data che adesso sembra diventare più preoccupante perché l’Europa ci ha assegnato una montagna di soldi per mettere in pratica la ripresa economica e se non ci saranno abbastanza ingegneri, idraulici o informatici, cantieri e altri progetti andranno a rilento o rischieranno di restare fermi.

Una marcia a singhiozzo non ce la possiamo permettere visti gli impegni presi con Bruxelles e dopo il crollo dell’anno scorso dovuto alla pandemia. Diversi i segnali che mettono in allerta. Prendiamo, per esempio, il capitolo dell’Ambiente, quello che, tra Recovery Fund (il cuore degli aiuti europei che vale 191,5 miliardi) e altre risorse comunitarie e nazionali, godrà di quasi 70 miliardi di euro.

Con tutti questi denari, si stima, serviranno 2,4 milioni di occupati ma di questi quasi un terzo mancheranno o saranno difficilmente reperibili: 740 mila di lavoratori in meno all’appello, secondo le previsioni Censis-Confcooperative.

Situazione problematica anche per l’edilizia. Per le Infrastrutture in senso stretto, ci sono più di 30 miliardi di finanziamenti, ma ci sarebbe penuria di 250 mila fra elettricisti, autotrasportatori, operai specializzati e altre figure professionali, con una carenza di personale, in questo settore, che si fa sentire da qualche mese a causa della ripartenza dopo le restrizioni anti-Covid e alla spinta del superbonus per le ristrutturazioni.

Anche l’Istat ci dice che le imprese hanno problemi: nel secondo trimestre di quest’anno la scarsità di manodopera è risultata più alta di quella registrata prima della crisi del Coronavirus e sono aumentati i posti vacanti, schizzati a una percentuale mai registrata da quando (il 2016) si studia questo fenomeno.

Insomma, ci sono difficoltà a far incontrare chi cerca lavoro e chi lo offre in un Paese dove corsi di studio e formazione non sono sempre al passo coi tempi, ma anche dove si continua a impiegare in nero e le paghe, in molti settori, restano basse.

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