Tridico: garantire flessibilità età pensione su logica contributiva

Economia

Per il presidente dell'Inps, intervistato da La Repubblica, "va fissata una linea di età per l'uscita, poi il lavoratore deve essere libero di scegliere quando andare in pensione. Ovviamente con ricalcolo contributivo, come avverrà per tutti dal 2036"

Si accende il dibattito sulla riforma pensionistica. Mentre il segretario generale della Cgil Landini a La Stampa dice di auspicare "un'uscita flessibile a partire da 62 anni", il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, intervistato da La Repubblica afferma: ”La flessibilità "rispetto ai 67 anni va garantita, soprattutto se ragioniamo in termini di logica contributiva. Si fissa una linea di età per l'uscita, poi il lavoratore deve essere libero di scegliere quando andare in pensione. Ovviamente con ricalcolo contributivo, come avverrà per tutti dal 2036".

"Prevedere pensioni di garanzia per i giovani"

Secondo il presidente dell'Inps, "è poi necessario prevedere pensioni di garanzia per i giovani, coprendo i vuoti contributivi dovuti al lavoro precario". “Quota 100 - sottolinea Tridico - nasce per risolvere lo scalone creato dalla riforma del 2011, la soglia dei 67 anni. Nel 2022 ci sarà meno esigenza di oggi ad uscire a 62 anni con 38 di contributi. Paradossalmente si potrebbe anche prolungare Quota 100 per due anni, perché il numero di chi ha quel tipo di requisiti si sta asciugando". Come presidente dell'Inps "mi aspetterei che i risparmi da Quota 100 - 6,2 miliardi nel triennio 2019-2021 rispetto ai 18,6 miliardi stanziati - restino allocati nel settore pensionistico".

"Rimodulazione più equa del reddito di cittadinanza"

Tridico ritiene possibile, per il reddito di cittadinanza "una rimodulazione più equa, abbassando il sostegno monetario a 400 euro e alzando a 380 il sostegno all'affitto" e sottolinea la "forte efficacia della misura nel ridurre povertà e disuguaglianza. La considero la più grande politica sociale degli ultimi 30 anni: 2,5 milioni di percettori di reddito che corrispondono a 1,1 milioni di famiglie". Il presidente dell'Inps sostiene anche "la necessità di un salario minimo per aiutare i working poor. Il ministero del Lavoro sta anche pensando a una legge delega per istituire un fondo che sostenga le pensioni del futuro attraverso una defiscalizzazione maggiore e incentivi".

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