Fusione Fca-Renault, Elkann: "Irragionevole spingersi oltre, difendiamo nostri interessi"

Economia

Il presidente del Gruppo Fiat-Chrysler in una lettera ai dipendenti: "Ci vuole coraggio anche per interrompere un dialogo". Il ministro francese Darmanin aveva detto: "Non bisogna chiudere la porta, bisogna continuare a lavorare"

Le parole di John Elkann sembrano decretare, almeno per il momento, la fine della trattativa per la fusione tra Fca e Renault. In una lettera inviata ai dipendenti del Gruppo, il presidente di Fiat-Chrysler ha scritto: "Ci vuole coraggio per iniziare un dialogo come abbiamo fatto noi. Quando però diventa chiaro che le conversazioni sono state portate fino al punto oltre il quale diventa irragionevole spingersi, è necessario essere altrettanto coraggiosi per interromperle e ritornare immediatamente all'importante lavoro che abbiamo da fare". Elkann ha spiegato che "la scelta di interrompere il dialogo non è stata presa con leggerezza ma con un obiettivo in mente: la protezione degli interessi della nostra Società e di coloro che lavorano qui, tenendo chiaramente in considerazione tutti i nostri stakeholder".

Elkann: "Restiamo aperti a opportunità di ogni tipo"

"Fca - ha aggiunto Elkann - sotto la leadership di Mike Manley, è una società straordinaria, piena di persone eccezionali con una chiara strategia per un futuro forte e indipendente. Continueremo a essere aperti a opportunità di ogni tipo che offrano la possibilità di rafforzare e accelerare la realizzazione di questa strategia e la creazione di valore. Ora però, so che siete d'accordo con me, è tempo di concentrarci sugli obiettivi che ci siamo posti per quest'anno".

Lo spiraglio aperto dal ministro francese

Elkann chiude dunque definitivamente nonostante lo spiraglio aperto dal ministro francese per i Conti Pubblici, Gérald Darmanin, che intervistato da France Info, aveva spiegato che le trattative tra Fca e Renault "potrebbero riprendere nei prossimi tempi, vedremo. Non bisogna chiudere la porta, bisogna continuare a lavorare".

La delusione di Renault

Dopo il fallimento del progetto di fusione con Fiat-Chrysler, Renault ha espresso in una nota "la propria delusione". Il gruppo di Boulogne-Billancourt ha aggiunto: "Consideriamo questa proposta opportuna, con molti meriti industriali e di attrattività finanziaria, per la creazione di un leader mondiale dell'auto basato in Europa. Inoltre, questa offerta sottolinea l'attrattività di Renault e dell'Alleanza".

Il nodo Nissan

Secondo fonti del ministero francese dell'Economia, "l'avvenire di Renault" consiste adesso nel "rafforzamento dell'alleanza con Nissan”, senza il cui sostegno "c'era il rischio che la fusione tra Renault e Fca non avvenisse su basi solide". Ed è proprio il nodo Nissan che, secondo lo Stato francese, è al centro della rottura. "Abbiamo espresso l'auspicio che si disponesse di altri cinque giorni, fino a martedì prossimo, per solidificare e assicurare il sostegno" di Nissan all'operazione, hanno fatto sapere fonti interne. "Fca non ha voluto aspettare questo tempo ed ha dunque deciso di ritirare la sua offerta". A proposito, il ceo di Nissan Hiroto Saikawa ha spiegato: "Ci stavamo approcciando in modo positivo" ai negoziati tra Fca e Renault e "c'era una chance di incrementare le opportunità" per Nissan. Per Saikawa "è difficile dire" se la fine delle trattative sia un fatto positivo per Nissan. "Siamo aperti in futuro a espandere le opportunità per l'alleanza" con Renault con l'obiettivo, ha però chiarito, "di migliorare la perfomance operativa di Nissan".

La risposta a Di Maio: intervento dello Stato non c'entra nulla

Le stesse fonti interne di Renault hanno anche risposto alle dichiarazioni del vicepremier italiano Luigi Di Maio, secondo cui "quando la politica cerca di intervenire in procedure economiche non sempre fa bene". "La partecipazione dello Stato francese non ha nulla a che vedere" con il fallimento del progetto di fusione tra Renault e Fca, è la posizione del ministero francese. "Se il progetto non è andato in porto, è solo e unicamente per il nodo legato allo scetticismo di Nissan. Tutte le altre condizioni, incluso quelle sulla tutela degli stabilimenti e dei posti di lavoro, erano state raggiunte".

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