Unicredit paga maxi multa di 1,3 mld a Usa per aver violato le sanzioni all’Iran

Economia

Il gruppo italiano ha raggiunto un accordo con le autorità americane, a conclusione dell’indagine relativa al periodo 2002-2012. Unicredit e le sue controllate hanno “patteggiato” tre intese e si sono impegnate a implementare “procedure correttive” all’interno

Unicredit dovrà pagare 1,3 miliardi di dollari (1,15 miliardi di euro) agli Usa per aver violato le sanzioni applicate all’Iran. Il gruppo di Piazza Gae Aulenti ha infatti raggiunto un accordo con le autorità americane e dello Stato di New York “per la conclusione dell'indagine relativa alle sanzioni economiche statunitensi, con riferimento al periodo 2002-2012". Ma, rassicura la banca, le somme dovute dal gruppo e dalle controllate in Austria e Germania sono interamente coperte dagli accantonamenti stanziati.

La maxi multa

Dopo la notizia dell’accordo sulla maxi multa, Unicredit e le proprie società controllate Unicredit Bank e UniCcedit Bank Austria hanno fatto sapere in un comunicato che “l'ammontare oggetto dell'accordo transattivo finale porterà a una liberazione delle risorse accantonate nel primo trimestre del 2019 a livello di gruppo, con un impatto positivo sul conto economico, al netto delle tasse, pari a circa 300 milioni e avrà un ulteriore impatto positivo sul ratio CET1 pari a circa 8,5 punti base”. Nel dettaglio si tratta di tre patteggiamenti separati. Uno da 611 milioni di dollari da versare al dipartimento di Giustizia e alla Fed. Un altro da 157 milioni da corrispondere esclusivamente alla Federal Reserve e 405 milioni al Dipartimento dei servizi finanziari. La parte più rilevante riguarda la controllata tedesca Hvb. Unicredit peraltro dovrà versare all'Ofac, il braccio operativo del Tesoro americano in materia, una somma pari a circa 105,9 milioni di dollari.

Le procedure correttive

In base all’intesa raggiunta con gli Usa, Unicredit e le sue controllate si sono impegnate, oltre che a pagare la multa, “a implementare alcune policies e procedure correttive”, volte a ridurre al minimo il rischio di reiterazione dei comportamenti. Verrà mantenuto, ad esempio, “all'interno della struttura, un esperto indipendente con il compito di valutare l'attuazione in via continuativa dei miglioramenti al piano denominato economic sanctions compliance program e ai sistemi di controllo interno". Il senior management deve impegnarsi inoltre a promuovere una "cultura della compliance" in tutta l'organizzazione e ogni banca deve attuare adeguati controlli interni e fornire una formazione adeguata. Prima dell'avvio e nel corso delle indagini, Unicredit ha volontariamente implementato un piano correttivo sia a livello globale che a livello di ogni singola banca – fa sapere il gruppo – “al fine di rafforzare le proprie policies, procedure, supporti e controlli necessari a garantire il pieno rispetto del regime sanzionatorio”.

Il piano della giustizia

Infine, nell’intesa raggiunta vi è un "separato impegno del gruppo Unicredit a riconoscere la propria colpevolezza dinnanzi a una Corte federale statunitense in relazione al solo capo di accusa per il reato di associazione a delinquere e innanzi ad una Corte dello Stato di New York con riferimento alle due violazioni della legge dello Stato di New York contestate per inosservanza delle sanzioni economiche nei confronti di alcuni paesi, tra cui l'Iran". La controllata austriaca "ha concluso un accordo triennale di non perseguibilità con il Dipartimento di Giustizia Usa e l'Ufficio del Procuratore degli Stati Uniti del Distretto di Columbia e con l'Ufficio del Procuratore Distrettuale della Contea di New York al fine di far decadere le accuse di violazione della legge federale e dello Stato di New York". Il gruppo bancario italiano ha ricordato che le tre banche "collaborano da numerosi anni alle indagini condotte dalle autorità statunitensi e dello Stato di New York, anche condividendo i risultati di ampie indagini svolte internamente".

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