La lezione che potremmo imparare dalla condanna di Bayer

Economia

Mariangela Pira

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Finanza & Dintorni

Dal diserbante sotto accusa del gruppo Monsanto (ora di proprietà della tedesca Bayer) potremmo imparare qualcosa. L'uso di prodotti al 100% naturali è possibile. Come racconta l'esperienza sarda. 

A Dewayne Johnson, quando nel periodo di formazione chiedeva se il prodotto che avrebbe usato fosse pericoloso, gli esperti di Monsanto gli rispondevano: “il RoundUp è così sicuro da poter essere bevuto". 

Ieri Monsanto, che dopo l’acquisizione da parte di Bayer e la successiva incorporazione ed eliminazione del suo marchio è stata ribattezzata “Bayer Crop-Science Division”, il cui motto è: “la scienza per una vita migliore”, è stata condannata da un tribunale USA per aver causato il tumore, un linfoma non-Hodgkins, del giardiniere Dewayne Johnson. Il prodotto colpevole è l’erbicida Roundup, che vedete nella foto di copertina del mio blog di oggi, a base di glifosato. Quest’ultimo è nient’altro che un diserbante, ovvero un qualsiasi preparato chimico specifico per l’eliminazione delle erbe nocive o infestanti, che viene assorbito per via fogliare. Quello che mi chiedo: l’Organizzazione Mondiale della Salute lo ha bollato come “probabilmente cancerogeno per gli umani” già nel 2015. Il glifosato è ammesso dal Ministero italiano della Sanità. Eppure lo stesso Ministero ne vieta l'uso nelle aree frequentate dalla popolazione o da "gruppi vulnerabili" quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini. Ma allora non dovrebbe essere vietato del tutto? 

Ho parlato di questo con Daniela Ducato, che coordina le filiere Edizero (dall'edilizia alle bonifiche ambientali, dall'agrotecnica alla geotecnica), o "architettura di pace", così come viene definita: trattasi di lavorare ad ampio raggio per un utilizzo più consapevole dei prodotti. Il problema dell'uso di alcune sostanze lascia dei dubbi anche a lei. "Ho lanciato un allarme recentemente anche sul gas radon che rappresenta il secondo rischio di tumore dopo il fumo: se ne parla poco e niente e in Italia manca una normativa specifica di riferimento in edilizia", mi dice. Di queste sostanze, spesso ammesse, ce ne sono a bizzeffe eppure spesso ce le ritroviamo, le respiriamo nelle case, le indossiamo negli abiti, nei cosmetici che usiamo. Sono consentite insomma, un campo molto ampio e sui cui tenere alta l'attenzione, dato che anche sostanze definite "sostenibili" hanno una serie di problematiche importanti.

Daniela aveva notato, analizzando in edilizia i preparati, che c'erano una serie di proprietà che non si potevano usare nel suo settore ma che in un altro sarebbero potute essere utili. In Sardegna è stata sviluppata una linea di prodotti naturali per l'agricoltura chiamata Herbeeside (una traduzione forzata per questo nome potrebbe essere: dal lato delle api). Nasce infatti da una esigenza concreta, salvare le api dalla moria registrata negli ultimi anni sul territorio sardo: le api e le farfalle sono le prime a risentire dei prodotti con cui vengono trattati i terreni. Questo prodotto nasce dalla filiera scientifica che vede coinvolti tra gli altri Daniela Ducato, la startup Agritettura Lab Marmilla Srl e la Cavalli & Cavalli. 

“Esisteva già un sistema di diserbo a vapore (ovvero le erbe infestanti non vengono debellate con la chimica ma tramite il calore che le ustiona e le brucia) – mi spiega l’ingegner Marco Cau, che ha lavorato con Eugenio Cavalli nella sezione di ricerche e sviluppo dell'azienda che ha creato il prodotto – il nostro si chiama a vapore ‘evoluto’, perché abbiamo aggiunto al prodotto vapore altre sostanze, ovvero avanzi delle lavorazioni alimentari ed edili”. Un additivo ottenuto quindi con eccedenze alimentari e in particolar modo: agrumi, miele, cera e propolis. L'unione tra acqua e additivo formano una soluzione (con % variabile dallo 0,30% al 4,00%) che permette di amplificare gli effetti prodotti del diserbo a vapore con un doppio effetto ritardante: ritarda il raffreddamento del vapore creando un vero e proprio cappotto termico  e ritarda la successiva germinazione. tto più interessante, è che tra i vari agrumi impiegati, uno in particolare ha restituito i risultati più rilevanti in termini di prestazioni ottenute. Si tratta di un agrume endemico sardo chiamato Pompia (Citrus Mostruoso), coltivato anche da Garibaldi nella sua azienda agricola a Caprera. Altra curiosità è che parte delle eccedenze impiegate per realizzare l'additivo sono prodotti dall'insetto che più di altri risente dell'utilizzo di pesticidi e fitosanitari in agricoltura: le api appunto. 

Provo a dirlo in termini più semplici: il prodotto è totalmente naturale, senza sofisticazioni chimiche e fa in modo che l’erba ricresca molto lentamente senza creare impoverimenti sul suolo (che è la vera ricchezza di un'azienda agricola). Non arreca danni ad alcuno: né all’uomo né agli animali.

La sentenza di ieri farà giurisprudenza, questo è certo. E altre cause probabilmente nasceranno a grappoli.

Spero che questo verdetto porti Bayer e anche noi consumatori a comportarci in modo più responsabile e consapevole, non solo quando mangiamo ma anche quando utilizziamo i prodotti, dai cosmetici all’anti-zanzare.

Una cosa mi sento di aggiungerla: il mercato agricolo è in evoluzione, pensiamo solo ai passi avanti del biologico negli ultimi anni. Queste diverse sensibilità e attenzioni verso tutto il territorio fanno nascere anche esigenze differenti. In questo caso sono i prodotti a permettere ad aziende e a giovani, come quelli di cui ho parlato oggi, di rispondere a queste esigenze, con la scelta di sfruttare determinate proprietà disponibili in natura e sufficienti per ottenere buoni risultati.

Ecco, l’Italia potrebbe distinguersi lavorando su questo.  

 

 

 

 

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