Cuneo fiscale: in Italia è al 47,7%, terzo più alto tra i Paesi Ocse

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Secondo la classifica del rapporto 'Taxing Wages', nel 2017 le tasse e i contributi sociali a carico di lavoratore e datore di lavoro erano di oltre 10 punti percentuali sopra la media (35,9%). Peggio fanno soltanto Belgio (53,7%) e Germania (poco sotto il 50%)

L'Italia è terza tra i Paesi Ocse per il peso del cuneo fiscale sul costo del lavoro. Secondo la classifica del rapporto 'Taxing Wages' nel 2017 le tasse e i contributi sociali a carico di lavoratore e datore di lavoro ammontavano nel nostro Paese al 47,7% nel caso di un lavoratore single (in calo di appena lo 0,09% rispetto al 2016) contro la media Ocse del 35,9%. Peggio dell'Italia fanno Belgio (53,7%) e Germania (poco sotto il 50%). Il cuneo scende però al 38,6% per le famiglie di quattro persone con un unico percettore di reddito, contro la media Ocse del 26,1%.

Cos’è il cuneo fiscale

Il cuneo fiscale misura la differenza tra il costo del lavoro sostenuto dal datore di lavoro e il corrispondente reddito netto che arriva effettivamente nelle tasche del lavoratore, dopo aver quindi sottratto l'imposta personale sui redditi e gli oneri sociali e contributivi a carico di entrambe le parti, ma tenendo anche presente qualsiasi forma di agevolazione fiscale. In pratica è la differenza tra quanto un dipendente costa all’azienda e quanto lo stesso dipendente incassa, netto, in busta paga. 

Il cuneo fiscale in Italia

Secondo quanto emerge dal rapporto Ocse Taxing Wages 2018, presentato a Parigi, dal 2000 al 2017 in Italia il cuneo fiscale è aumentato, seppur debolmente, per i lavoratori single e diminuito, altrettanto lievemente, per i nuclei familiari con due figli ed un unico percettore di reddito (che possono beneficiare delle agevolazioni per i figli a carico). Nei 17 anni di osservazione la forbice tra le due tipologie si è allargata anche in Grecia, Portogallo e Stati Uniti, mentre si è ristretta nei Paesi Passi, in Norvegia e in Lettonia. Per i lavoratori senza figli, quello dell'Italia è un andamento in controtendenza rispetto alla media Ocse, scesa dal 37% al 35,9%.

Italia dietro la Spagna

Nel confronto sul costo del lavoro, l'Italia 'perde' nel duello con la Spagna. In media il costo di un lavoratore single è stato per il 2017 di 56.980 dollari in Italia e 52.500 dollari in Spagna. È questo il dato che emerge nel rapporto Ocse dove la Spagna è al 39,3% (al quindicesimo posto). A fare la differenza è soprattutto il peso sostenuto dal lavoratore. L'imposta personale sui redditi, l'Irpef e la sua equivalente, è pari in Italia al 16,5% del costo del lavoro e in Spagna all'11,3%. Gli oneri sociali e contributi a carico del lavoratore sono pari rispettivamente al 7,2% e al 4,9, mentre quelli a carico del datore di lavoro ammontano al 24% e al 23%. Nei giorni precedenti alla pubblicazione del rapporto Ocse, anche il Fondo monetario internazionale ha certificato il sorpasso della Spagna nei confronti dell'Italia in termini di Pi procapite nel 2017.

Altri dati sui Paesi Ocse

L'Ocse sottolinea quindi che, oltre che in Italia, il cuneo fiscale è per i single senza figli superiore al 45% anche in Austria, Belgio (dove è in assoluto più alto), Francia, Germania e Ungheria, mentre è al 20% o anche più basso in Cile (minimo del 7%), Messico e Nuova Zelanda. In Italia la fetta più grande del costo del lavoro è rappresentata dai contributi complessivamente a carico del datore del lavoro, pari al 24%, contro il 7,2% a carico del lavoratore. La tassa sui redditi pesa invece per il 16,5%. Per quanto riguarda le famiglie monoreddito, il cuneo fiscale più alto è quello registrato in Francia (39,4%), seguita da Belgio, Finlandia, Grecia e Svezia, tutte - come l'Italia - tra il 38% e il 39%. All'opposto la Nuova Zelanda (6,4%), seguita dal Cile e dalla Svizzera.

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