Ikea, Ue apre indagine su tasse non pagate in Olanda

Economia
La Commissione Ue ha aperto un'indagine per due accordi concessi a Ikea dall'Olanda nel 2006 e nel 2011 (archivio Getty Images)
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Al centro della vicenda ci sono due "tax ruling" concessi al colosso svedese del mobile nel 2006 e nel 2011. La commissaria Vestager: "Tutte le aziende dovrebbero pagare la loro giusta quota di tasse"

La Commissione europea ha avviato un'indagine approfondita sul trattamento fiscale che l'Olanda ha riservato ad Inter Ikea, uno dei due gruppi che operano il business di Ikea. Ad annunciarlo è lo stesso esecutivo comunitario in una nota diramata il 18 dicembre, in cui viene evidenziata la preoccupazione che grazie a due "tax ruling" (o accordi fiscali ad hoc) concessi dall'Olanda nel 2006 e nel 2011, Ikea possa avere pagato meno tasse del dovuto, ottenendo così un vantaggio illegale su altre aziende.

L'ipotesi della Commissione

Secondo quanto riportato nel comunicato della Commissione, il colosso svedese del mobile avrebbe sfruttato una complessa rete di imprese per spostare denaro e profitti tra Olanda, Lussemburgo e Liechtenstein. Il meccanismo avrebbe permesso al colosso svedese di eludere centinaia di milioni di tasse in tutta l'Unione europea. Secondo uno studio dei Verdi all'Europarlamento realizzato nel 2016, attraverso due fondazioni con sede in Lichtenstein e in Olanda, Ikea sarebbe riuscita a eludere circa un miliardo di euro di tasse tra il 2009 e il 2014. "Le nostre indagini preliminari indicano – si legge nella nota della Commissione - che i due ruling fiscali, rilasciati dalle autorità fiscali olandesi nel 2006 e nel 2011, hanno ridotto significativamente i profitti imponibili di Inter Ikea A Systems nei Paesi Bassi".

Il quadro del recupero

All'inizio del comunicato la commissaria europea alla concorrenza, Margrethe Vestager, ha dichiarato che tutte le imprese "grandi o piccole, multinazionali o meno, dovrebbero pagare la loro giusta quota di tasse". Vestager ha poi precisato che "gli Stati membri non possono consentire alle società selezionate di pagare meno tasse permettendo loro di spostare artificialmente i propri profitti altrove". Nel documento si ricorda anche come, dall'inizio del giugno 2013, la Commissione ha aperto indagini sui ruling fiscali individuali degli Stati membri in base alle norme UE sugli aiuti di Stato. Gli accertamenti hanno portato a rilevare vantaggi fiscali da parte di Lussemburgo e Paesi Bassi verso Fiat e Starbucks (ottobre 2015) e del Belgio verso 35 multinazionali (gennaio 2016). Nell'agosto del 2016 è stata la volta dei vantaggi fiscali, per 13 miliardi di euro, garantiti dall'Irlanda a Apple. Infine, nell'ottobre 2017, è stata la volta del Lussemburgo che avrebbe aiutato Amazon con sgravi fino a 250 milioni di euro.

La risposta di Ikea

In una dichiarazione scritta rilasciata all'agenzia AFP, Ikea ha affermato che gli accordi fiscali stretti con il governo olandese "non violano" le normative continentali. "Il modo in cui siamo stati tassati dalle autorità olandesi – si legge nella nota – secondo noi, è stato conforme alle norme UE". Aggiungendo che l'apertura dell'indagine è "positiva" e potrà accertarne la regolarità.

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