Ok del Cdm al domicilio digitale: cos’è e come funziona. SCHEDA

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Via libera al decreto Madia. I cittadini potranno ricevere dalla pubblica amministrazione qualsiasi tipo di documento e di notifica, dalle raccomandate alle multe, su un indirizzo di posta elettronica sicuro

Nuovo filo diretto tra la pubblica amministrazione e i cittadini e addio alle spese postali per i Comuni: arriva il domicilio digitale, l'indirizzo elettronico su cui ogni cittadino potrà ricevere ogni tipo di notifica e comunicazione, comprese le multe. È un primo passo del decreto correttivo del Codice dell'amministrazione digitale, introdotto dalla riforma Madia, e che ha ottenuto il primo ok dal Consiglio dei ministri.

Cos’è il domicilio digitale

Il domicilio digitale è quindi un indirizzo online, posta elettronica certificata o comunque ogni canale di comunicazione via web che rispetti le regole europee in materia di sicurezza, sul quale i cittadini potranno ricevere dalla pubblica amministrazione qualsiasi tipo di documento e di notifica, dalle raccomandate alle multe. I domicili digitali saranno raccolti in un indice, realizzato prezzo l'Agenzia per l'Italia digitale: un elenco degli indirizzi online delle persone fisiche e dei soggetti privati in formato aperto e liberamente consultabile.

Come comunicare il proprio indirizzo online

Saranno tre i canali attraverso i quali si potrà comunicare il proprio domicilio digitale: un portale web dedicato, che permette la comunicazione tramite autenticazione via Spid o Carta nazionale dei servizi (Cns), il trasferimento nel registro della Pec presente su Ini-Pec oppure la dichiarazione nell'ambito di specifiche sezioni dei portali nazionali di servizio dedicati al cittadino, sempre tramite soluzioni di autenticazione federata via Spid o Cns.

I tempi e le fasi del progetto

Il sistema partirà entro l'anno e sarà disponibile in due fasi, per poi entrare a regime nel 2019. La prima fase, entro dicembre, prevede la realizzazione, oltre all'infrastruttura della base dati, del portale con i servizi di comunicazione via Spid e Cns e di consultazione. La seconda fase prevede invece la realizzazione dei servizi evoluti di consultazione per le pubbliche amministrazioni, i gestori dei servizi pubblici e gli operatori economici.

Il risparmio per le casse pubbliche

Secondo la relazione tecnica al decreto Madia sul nuovo Codice dell'amministrazione digitale, il domicilio digitale rappresenterebbe un risparmio per le casse pubbliche, considerato che le spese postali, il cui ammontare è per le sole Pa locali non inferiore a 250 milioni annui, "sono spesa certa, mentre con il domicilio digitale le spese postali si azzerano per i possessori di Pec o di identità digitale". Le Pa non dovrebbero più sostenere i costi per produrre, conservare e trasmettere documenti cartacei, né altri costi, diretti come la carta o le buste, né indiretti come il costo del lavoro o il tempo impiegato dal destinatario in caso di assenza per recuperare una raccomandata. Quanto alle attività di manutenzione ed erogazione del servizio si prevede, stando sempre alla relazione tecnica, "una spesa di circa 200.000 euro per il 2018 e il 2019”.

In attesa dell'Anagrafe unica 

Il domicilio digitale è un anticipo sui tempi previsti dalla riforma che aggira l’attesa della piena funzionalità dell'Anagrafe unica della popolazione residente, il mega database che mette insieme le singole anagrafi comunali che è ancora in fase di sviluppo.

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