Grecia, Juncker: "Se vince il No, Atene indebolita"

Economia
Alexis Tsipras e Jean-Claude Juncker in una foto d'archivio (Getty)

Il presidente della Commissione Ue: "Anche dovessero votare Si, il negoziato sarà difficile". Ottimista Varoufakis: "L'accordo ci sarà comunque", così come auspicato da Tsipras, secondo cui si troverà una soluzione positiva "48 ore dopo il referendum"

"Se i greci voteranno 'no' al referendum di domenica, la posizione della Grecia sarà drammaticamente indebolita" nei negoziati di un eventuale nuovo programma. Il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker è intervenuto a poche ore dal referendum greco di domenica 5 luglio. "Anche nel caso" in cui il risultato del referendum "sarà sì, il negoziato sarà difficile. Se i greci voteranno no, avranno fatto tutto tranne che rafforzare la posizione negoziale greca". Juncker ha inoltre smentito che siano ancora in corso dei negoziati.

Tsipras: "Accordo entro 48 ore dal referendum" - Le parole di Juncker  arrivano poco dopo quelle di Tsipras: "Il giorno dopo il referendum sarò a Bruxelles e un accordo sarà firmato". Il premier greco assicura infatti che la firma di un'intesa arriverà entro 48 ore dal voto (la scheda sul referendum). Parlando all'emittente Ant1, Tsipras ha spiegato che con la vittoria del “no” ci sarà una "soluzione sostenibile" per la Grecia. "Questo accordo può essere il cattivo accordo che ci propongono o uno migliore: più forte è il no, migliore sarà l'accordo", ha detto.



Ipotesi dimissioni in caso di vittoria del sì - In caso contrario, se vincesse il sì il premier greco ha spiegato che avvierà "le procedure previste dalla Costituzione" per fare in modo che la proposta delle istituzioni (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) diventi legge.
In questo scenario, Tsipras ha detto che non metterà la sua "poltrona" al di sopra gli "interessi della nazione", suggerendo che potrebbe dimettersi.

Botta e risposta Varoufakis-Dijsselbloem - Sulla stessa linea il ministro delle Finanze Varoufakis che poche ore prima ha annunciato le sue dimissioni in caso di vittoria del sì. "Un accordo è in vista" anche con la vittoria del No al referendum ed "è più o meno fatto", dice Yanis Varoufakis asecondo cui "la Grecia resterà nell'euro". Secondo Varoufakis la vittoria del no porterà a un accordo che includerà "la ristrutturazione del debito".
Una posizione che provoca la netta smentita del presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, secondo cui l'affermazione del ministro delle Finanze greco è "completamente falsa".  Dijsselbloem ha poi spiegato che i creditori non hanno fatto nessuna nuova offerta alla Grecia.

Atteso parere Consiglio di Stato - Intanto, mentre gli ultimi sondaggi danno un testa a testa tra "sì" e "no" al referendum, si attende per oggi, venerdì 3 luglio, il responso del Consiglio di Stato sulla costituzionalità del referendum di domenica, in seguito al  ricorso presentato da due cittadini greci, identificati solo con la  loro professione, avvocato e ingegnere (del primo i media greci dicono che è un ex giudice del Consiglio di stato legato al partito conservatore di Nea Democrazia).

I motivi del ricorso contro il referendum - Nel ricorso si contesta la costituzionalità del referendum convocato da Tsipras sulle richieste dei creditori perché viola  l'articolo 44 della costituzione, che esclude referendum su questioni che investono "la situazione finanziaria dello stato" e si denuncia anche il linguaggio poco chiaro con cui è stato formulato il quesito (una legge del 2011 chiede esplicitamente una formulazione chiara dei quesiti referendari). Le 72 parole che lo compongono includono "termini tecnici specifici che difficilmente saranno compresi dalla grande maggioranza degli elettori".

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