Draghi: "Stabilizzare i precari per essere più competitivi"
Economia
Per il governatore di Bankitalia, nel nostro Paese "rimane diffusa l'occupazione irregolare", mentre il costo del lavoro resta tra i più alti in Europa. Allarme pil: la crescita del prodotto interno lordo per abitante "si va riducendo da tre decenni"
L'Italia rischia di "trovarsi di fronte a un bivio" tra la stagnazione e la crescita. E' questo l'allarme del governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nel corso del suo intervento al convegno della facoltà di Economia dell'università olitecnica della Marche dedicato all'economista Giorgio Fuà.
Per Draghi gli effetti della recessione sulla struttura produttiva italiana "devono ancora essere valutati" e la "difficoltà dell'economia nostrna di crescere e creare reddito non deve smettere di preoccuparci".
Per capire la crisi, secondo il governatore, "dobbiamo interrogarci sulle cause del deludente andamento della produttività". Questa l'analisi del governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, secondo cui "la stagnazione della produttività nel decennio precedente: la crisi è stata uniformemente diffusa sul territorio. E' un problema del Paese".
"Occorre stabilizzare i precari" - Draghi ha citato quindi i dati che mostrano una "evidente perdita di competitività rispetto ai partner europei". Il governatore ha inoltre spiegato come non risponda a verità che la diminuzione della crescita del prodotto per abitante "sia media di un Nord allineato al resto d'Europa e di un Centro-Sud in ritardo. Ma così - ha sottolineato - non è".
Tra le ricette indicate dal numero uno di Bankitalia, quella della stabilizzazione dei co.co.co e di altre figure assimilabili: "Senza la prospettiva di una pur graduale stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari" - ha detto si hanno "effetti alla lunga negativi su produttività e profittabilità".
Nel nostro Paese "rimane diffusa l'occupazione irregolare stimata dall'Istat in circa il 12% del totale dell'unità di lavoro". L'inerzia, l'inazione sulla crescita del Paese privilegiando "il passato rispetto al futuro esclude dalla valutazione del benessere la visione di coloro per cui il futuro e' l'unica ricchezza: i giovani".
"Gli italiani sono mediamente ricchi" - Secondo Draghi gli indicatori internazionali dicono che "gli italiani sono mediamente ricchi" e "sono in gran parte soddisfatti delle loro condizioni", ma gli stessi indicatori mostrano che "l'inazione ha costi immediati. La ricchezza - ha concluso - è il frutto di azioni e decisioni passati, mentre il pil, legato alla produttività, e' frutto di azioni e decisioni prese guardando al futuro.
Il Governatore ha così ricordato come la crescita del prodotto per abitante in Italia "si va riducendo da tre decenni: siamo passati da un aumento annuo del 3,4% negli anni '70 a uno del 2,5% negli anni '80, dell'1,4% negli anni '90 fino alla stasi dell'ultimo decennio".
Il costo del lavoro è alle stelle - Nel confronto con gli altri paesi europei, Draghi ha quindi evidenziato come nei primi dieci anni dell'Unione Europea (1998-2998) il costo del lavoro per unità di prodotto è aumentato del 24% in Italia, del 15% in Francia, mentre "è addirittura diminuito in Germania". Divari, ha argomentato il Governatore, i quali riflettono "i diversi andamenti alla produttività del lavoro. Nel decennio citato questa è aumentata del 22% in Germania, del 18% in Francia e solo del 3% in Italia".
Per il numero uno di Bankitalia, i fattori all'origine di tali meccanismi "sono molteplici", fra cui, citando l'economista Giorgio Fuà, "sono simili a quelli che distinguevano il modello di sviluppo tardivo dell'Italia con marcati e persistenti dualismi nella dimensione delle imprese, nel mercato del lavoro". Proprio la dimensione delle imprese, ha concluso Draghi, "rimane ridotta nel confronto internazionale".
Per Draghi gli effetti della recessione sulla struttura produttiva italiana "devono ancora essere valutati" e la "difficoltà dell'economia nostrna di crescere e creare reddito non deve smettere di preoccuparci".
Per capire la crisi, secondo il governatore, "dobbiamo interrogarci sulle cause del deludente andamento della produttività". Questa l'analisi del governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, secondo cui "la stagnazione della produttività nel decennio precedente: la crisi è stata uniformemente diffusa sul territorio. E' un problema del Paese".
"Occorre stabilizzare i precari" - Draghi ha citato quindi i dati che mostrano una "evidente perdita di competitività rispetto ai partner europei". Il governatore ha inoltre spiegato come non risponda a verità che la diminuzione della crescita del prodotto per abitante "sia media di un Nord allineato al resto d'Europa e di un Centro-Sud in ritardo. Ma così - ha sottolineato - non è".
Tra le ricette indicate dal numero uno di Bankitalia, quella della stabilizzazione dei co.co.co e di altre figure assimilabili: "Senza la prospettiva di una pur graduale stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari" - ha detto si hanno "effetti alla lunga negativi su produttività e profittabilità".
Nel nostro Paese "rimane diffusa l'occupazione irregolare stimata dall'Istat in circa il 12% del totale dell'unità di lavoro". L'inerzia, l'inazione sulla crescita del Paese privilegiando "il passato rispetto al futuro esclude dalla valutazione del benessere la visione di coloro per cui il futuro e' l'unica ricchezza: i giovani".
"Gli italiani sono mediamente ricchi" - Secondo Draghi gli indicatori internazionali dicono che "gli italiani sono mediamente ricchi" e "sono in gran parte soddisfatti delle loro condizioni", ma gli stessi indicatori mostrano che "l'inazione ha costi immediati. La ricchezza - ha concluso - è il frutto di azioni e decisioni passati, mentre il pil, legato alla produttività, e' frutto di azioni e decisioni prese guardando al futuro.
Il Governatore ha così ricordato come la crescita del prodotto per abitante in Italia "si va riducendo da tre decenni: siamo passati da un aumento annuo del 3,4% negli anni '70 a uno del 2,5% negli anni '80, dell'1,4% negli anni '90 fino alla stasi dell'ultimo decennio".
Il costo del lavoro è alle stelle - Nel confronto con gli altri paesi europei, Draghi ha quindi evidenziato come nei primi dieci anni dell'Unione Europea (1998-2998) il costo del lavoro per unità di prodotto è aumentato del 24% in Italia, del 15% in Francia, mentre "è addirittura diminuito in Germania". Divari, ha argomentato il Governatore, i quali riflettono "i diversi andamenti alla produttività del lavoro. Nel decennio citato questa è aumentata del 22% in Germania, del 18% in Francia e solo del 3% in Italia".
Per il numero uno di Bankitalia, i fattori all'origine di tali meccanismi "sono molteplici", fra cui, citando l'economista Giorgio Fuà, "sono simili a quelli che distinguevano il modello di sviluppo tardivo dell'Italia con marcati e persistenti dualismi nella dimensione delle imprese, nel mercato del lavoro". Proprio la dimensione delle imprese, ha concluso Draghi, "rimane ridotta nel confronto internazionale".