
Il sindacato dei metalmeccanici vorrebbe dire “no” all’accordo con la Fiat, ma prima vogliono confrontarsi con il comitato centrale della Cgil. Idv: "Quello della Fiat non è un accordo ma un ricatto"
La Fiom e la Rsu vanno verso un deciso “no" nella trattativa con la Fiat per lo stabilimento di Pomigliano. Il segretario provinciale della Fiom-Cgil, Andrea Amendola, al termine di un attivo con le rappresentanze sindacali, gli iscritti ed i simpatizzanti dello stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco (Napoli) ha affermato: "Abbiamo delineato le cose da fare e adesso discuteremo a Roma con il comitato centrale per portare anche la posizione dei lavoratori iscritti al sindacato, che propendono per un “no” all'accordo con l'azienda. Naturalmente sarà poi il comitato centrale a prendere la decisione finale".
Amendola ha inoltre annunciato che nei prossimi giorni il sindacato intraprenderà una serie di iniziative "per far conoscere a tutti i lavoratori ed ai cittadini anche dei comuni limitrofi, le richieste avanzate dalla Fiat". Nel frattempo i lavoratori attendono la decisione finale per poter conoscere il proprio futuro occupazionale, temendo per la chiusura dello stabilimento che, molti ricordano, è stato aperto nel '72 come Alfasud, e poi venduto alla Fiat nella seconda metà degli anni Ottanta.
Chi si augura che la Fiom non adotti la linea dura è la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia:"La Fiom cambi idea. Come si fa a bloccare un investimento da 700 mln di euro per difendere falsi malati e assenteisti?". Intervenendo all'assemblea generale di Assolombarda la rappresentante degli industriali ha aggiunto: "Siamo con le spalle al muro. Abbiamo la necessità vitale di maggior competitività e maggiore produttività, dopo tanti anni in cui, da questo punto di vista, ci siamo fermati. Fiat e il sindacato riformista hanno accettato la sfida di cambiare le regole. E' giusto tutelare i lavoratori onesti, capisco che per la Fiom sia difficile, ma non è accettabile che di dica di no".
Anche Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, e critico verso le posizioni che sta assumendo la Fiom. E definisce come un punto cruciale per il Paese e per i rapporti tra sindacati l’attuale trattativa sullo stabilimento campano: "L'accordo di Pomigliano costituisce una vicenda spartiacque nel sistema delle relazioni sindacali, destinato, qualunque sia l'epilogo, ad un cambiamento definitivo".
"L'era dell'antagonismo è finita. Questo accordo dimostra che, in Italia e in Europa -continua Angeletti - può ancora vivere un forte apparato industriale: senza un sistema di relazioni sindacali antagoniste, la globalizzazione potrà non esser più sinonimo di deindustrializzazione".
Mentre secondo l’Idv, tramite una nota firmata dal presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, e dal responsabile welfare e lavoro del partito, Maurizio Zippon, definisce la proposta di Fiat ai lavoratori campani un “ricatto”: "I lavoratori della Fiat di Pomigliano sono sottoposti a un vero e proprio ricatto: o accettano di ridurre tutti i loro diritti, peggiorando le loro condizioni di libertà fino a non poter esercitare un diritto costituzionale quale lo sciopero oppure vengono licenziati. E' evidente che i lavoratori stanno vivendo un momento di solitudine estrema e subiscono una prepotenza inaccettabile da parte della Fiat. Il tutto si svolge con la totale e criminogena assenza del Governo".
"Una fabbrica che non abbia il consenso ma il ricatto come leva per la sua gestione è destinata a non funzionare - sostengono Di Pietro e Zipponi - Per questo, ci appelliamo al governo e alla Fiat perché la smettano di discutere sui giornali, di polemizzare con i lavoratori della Fiom e facciano tutti gli sforzi possibili per mantenere in Italia l'investimento e la produzione. E' giusto che i lavoratori siano consapevoli che la fabbrica deve essere efficiente nei turni e nella sua produttività ma, per realizzare questi obiettivi, non è accettabile che gli operai vengano trasformati in schiavi".
Amendola ha inoltre annunciato che nei prossimi giorni il sindacato intraprenderà una serie di iniziative "per far conoscere a tutti i lavoratori ed ai cittadini anche dei comuni limitrofi, le richieste avanzate dalla Fiat". Nel frattempo i lavoratori attendono la decisione finale per poter conoscere il proprio futuro occupazionale, temendo per la chiusura dello stabilimento che, molti ricordano, è stato aperto nel '72 come Alfasud, e poi venduto alla Fiat nella seconda metà degli anni Ottanta.
Chi si augura che la Fiom non adotti la linea dura è la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia:"La Fiom cambi idea. Come si fa a bloccare un investimento da 700 mln di euro per difendere falsi malati e assenteisti?". Intervenendo all'assemblea generale di Assolombarda la rappresentante degli industriali ha aggiunto: "Siamo con le spalle al muro. Abbiamo la necessità vitale di maggior competitività e maggiore produttività, dopo tanti anni in cui, da questo punto di vista, ci siamo fermati. Fiat e il sindacato riformista hanno accettato la sfida di cambiare le regole. E' giusto tutelare i lavoratori onesti, capisco che per la Fiom sia difficile, ma non è accettabile che di dica di no".
Anche Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, e critico verso le posizioni che sta assumendo la Fiom. E definisce come un punto cruciale per il Paese e per i rapporti tra sindacati l’attuale trattativa sullo stabilimento campano: "L'accordo di Pomigliano costituisce una vicenda spartiacque nel sistema delle relazioni sindacali, destinato, qualunque sia l'epilogo, ad un cambiamento definitivo".
"L'era dell'antagonismo è finita. Questo accordo dimostra che, in Italia e in Europa -continua Angeletti - può ancora vivere un forte apparato industriale: senza un sistema di relazioni sindacali antagoniste, la globalizzazione potrà non esser più sinonimo di deindustrializzazione".
Mentre secondo l’Idv, tramite una nota firmata dal presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, e dal responsabile welfare e lavoro del partito, Maurizio Zippon, definisce la proposta di Fiat ai lavoratori campani un “ricatto”: "I lavoratori della Fiat di Pomigliano sono sottoposti a un vero e proprio ricatto: o accettano di ridurre tutti i loro diritti, peggiorando le loro condizioni di libertà fino a non poter esercitare un diritto costituzionale quale lo sciopero oppure vengono licenziati. E' evidente che i lavoratori stanno vivendo un momento di solitudine estrema e subiscono una prepotenza inaccettabile da parte della Fiat. Il tutto si svolge con la totale e criminogena assenza del Governo".
"Una fabbrica che non abbia il consenso ma il ricatto come leva per la sua gestione è destinata a non funzionare - sostengono Di Pietro e Zipponi - Per questo, ci appelliamo al governo e alla Fiat perché la smettano di discutere sui giornali, di polemizzare con i lavoratori della Fiom e facciano tutti gli sforzi possibili per mantenere in Italia l'investimento e la produzione. E' giusto che i lavoratori siano consapevoli che la fabbrica deve essere efficiente nei turni e nella sua produttività ma, per realizzare questi obiettivi, non è accettabile che gli operai vengano trasformati in schiavi".