Romania, il taglio alle pensioni provoca la rivolta

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A Bucarest diverse centinaia d'anziani si sono scontrati con le forze dell'ordine nel tentativo di forzare i cordoni a protezione del Palazzo presidenziale. La protesta è montata dopo che il capo di Stato ha annunciato un severo piano d'austerity

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Dopo la Grecia il deficit pubblico rischia di creare un caso analogo in Romania, dove non accenna a placarsi la protesta. Il Paese è da giorni in rivolta per il piano d'austerity "lacrime e sangue", annunciato il 6 maggio dal presidente Traian Basescu e basato su tagli di salari e pensioni nonché su una contrazione della forza lavoro nella pubblica amministrazione pari a oltre 70mila unità. L'11 maggio hanno protestato davanti alla sede del Parlamento 1200 agricoltori, senza contare il centinaio d'insegnanti allarmati dai preannunciati tagli salariali del 25% nel settore pubblico.

Non sono mancati momenti di tensione soprattutto durante il corteo di centinaia d'anziani, che il 12 maggio sono scesi in piazza a Bucarest contro il taglio del 15% delle pensioni. I manifestanti si sono scontrati con gli agenti di polizia nel tentativo di forzare i cordoni a protezione del Palazzo presidenziale.

E, in giornata, i ferrovieri romeni hanno minacciato di bloccare i treni, se il governo dovesse persistere nel suo intento di ridurre i salari del 25%, cui andranno soggetti, come precisato dal premier Emil Boc, anche i dipendenti delle aziende controllate dallo Stato e, quindi, dell'ente ferroviario. Contemporaneamente Iulian Matescu, il leader sindacale di settore, ha annunciato la partecipazione dei ferrovieri alla manifestazione unitaria di protesta, prevista per il 19 maggio a Bucarest.

Allarmanti notizie sull'andamento dell'economia romena sono giunte dall'Istituto nazionale di Statistica, che ne ha rilevato lo stato di recessione nei primi tre mesi del 2010, conseguente a un calo del pil pari allo 0,3% rispetto agli ultimi tre mesi del 2009 e al 2,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Frustrate, dunque, le previsioni del Fondo monetario internazionale circa una crescita economica del Paese pari all'1,3% per il 2010. L'Fmi ha così dovuto rivedere i suoi dati, senza escludere persino una contrazione fino allo 0,5%.

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