Dal 2010 al 2019: l'Italia in dieci grafici interattivi

Cronaca

Raffaele Mastrolonardo

nomi

 Dalla povertà ai social media, dalla diseguaglianza ai nomi più diffusi, come è cambiato il nostro Paese nel secondo decennio del millennio

Quali sono stati i nomi preferiti dagli italiani negli Anni ‘10? E cosa ci dice l’andamento delle elezioni nazionali che si sono svolte nel decennio in via di conclusione? E, ancora, le tasche delle famiglie dello Stivale sono più vuote o più piene oggi rispetto al 2010? E come sono cambiate le abitudini dei giovanissimi per quanto riguarda l’intrattenimento? A queste ed altre domande possiamo provare a dare una prima risposta guardando ai numeri e ai grafici che ci aiutano a interpretarli. 

Politica, l’era della volatilità

Partiti che, come il PD, dal 40% vedono dimezzato il proprio consenso nello spazio di un’elezione. Altri, come la Lega per esempio, che salgono da un modesto 5% fin oltre al 30% nel giro di appena sei anni. Altri ancora che sembrano viaggiare sulle montagne russe (il Movimento 5 Stelle su tutti), qualcuno infine che pare destinato ad un progressivo declino come Forza Italia. Il tratto dominante del quadro politico degli Anni ‘10 sembra essere quello della volatilità, dell’ascesa e del declino, spesso repentini, delle maggiori forze in campo. Un periodo di trasformazione e instabilità in cui le traiettorie elettorali dei principali partiti che si sono confrontati nelle quattro elezioni a carattere nazionale che si sono svolte nel decennio si incrociano in un groviglio in cui non è facile trovare un bandolo. 

 

 

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Gli anni di Sofia (e di Francesco)

Se si volesse dare un nome agli Anni ‘10, a seconda del genere che si preferisce, non ci sarebbero dubbi su quali scegliere: Sofia e Francesco.  Sono stati questi i preferiti degli italiani nel secondo decennio del secolo. Per le femmine, Sofia ha mantenuto la prima posizione in questa speciale classifica dal 2010 al 2018 (ultimo anno per cui si hanno i dati). Francesco ha fatto lo stesso tra i maschi prima di essere spodestato, nel 2018, da Leonardo che, come mostra il grafico, ha completato una cavalcata in ascesa cominciando dai margini della top-10 e operando un sorpasso in extremis sul leader fin lì indiscusso. 

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Tuttavia, nonostante abbia dovuto abbandonare la prima posizione, Francesco resta il protagonista maschile assoluto della decade. Anche grazie, va detto, ad un inaspettato aiuto venuto dall’alto, o quantomeno da San Pietro e dintorni. La scelta di Jorge Mario Bergoglio ha infatti conferito al nome del santo dei poveri una spinta notevole: in corrispondenza dell’inizio del pontificato ha superato per ben due anni la soglia delle 10mila registrazioni all’anagrafe.  

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Un po’ più ricchi, un po’ più poveri, un po’ più diseguali

Come ce la siamo cavata dal punto di vista economico negli Anni ‘10? Non c’è spazio per un’analisi completa e approfondita, ovviamente, ma alcune indicazioni le possiamo già ottenere. E vanno in direzioni solo apparentemente contrastanti. La prima è che nel periodo 2010-2018 il reddito a disposizione delle famiglie italiane è leggermente cresciuto. Dopo tutto, gli Anni ‘10 sono iniziati proprio a ridosso della crisi finanziaria del 2008 che ha fatto sentire le sue conseguenze anche nel periodo immediatamente successivo e una ripresa rispetto a quella fase non è dunque sorprendente ma sta nella logica delle cose. Va notato comunque, che la crescita del reddito disponibile in Italia è stata inferiore a quella degli altri maggiori Paesi europei nonché della media dei Paesi dell’area euro. 

 

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D’altra parte, mentre in media il reddito in mano alle famiglie italiane aumentava, aumentava anche l’incidenza della povertà assoluta. Le persone che si trovavano in questa situazione nel 2010 erano il 4% della popolazione, alla fine del decennio sono salite al 7% che non è proprio un salto da poco.

L’apparente contraddizione di questi due dati può essere in qualche modo spiegata dalle statistiche sulla diseguaglianza. Secondo una delle misure che abbiamo a disposizione per capire i divari economici all’interno di uno stato, l’Italia in questa decade è diventata un po’ più ineguale. Il rapporto tra la quota di ricchezza detenuta dal 20% più ricco della popolazione rispetto a quello più povero è infatti aumentato a favore dei primi facendo dello Stivale la nazione più diseguale tra le maggiori della Ue. almeno secondo questo indicatore. 

 

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Sempre più social

In dieci anni le abitudini di un popolo possono cambiare anche di molto. Soprattutto quando si tratta di tecnologie digitali. Per rendersene conto basta guardare all’utilizzo dei social network. Negli Anni ‘10 gli abitanti dello stivale che utilizzano media sociali come Facebook & c. sono cresciuti dal 42,5% al 62,4%. Ovvero da meno della metà a quasi due terzi. 

 

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Questa progressione non stupisce se si pensa che nello stesso periodo nel nostro Paese gli utenti di Facebook, giusto per parlare della piattaforma più popolare in questo lasso di tempo, sono quasi raddoppiati: da 16,7 milioni a 31 milioni. 

Italiani si nasce... sempre meno

La popolazione italiana in questo decennio è rimasta sostanzialmente stabile. A voler fare i conti precisi è leggermente aumentata: da 59,3 milioni del 2010 ai 60,3 del 2019. Un saldo positivo decennale che resiste alla discesa della popolazione negli ultimi 5 anni. Di sicuro però, questa leggera crescita, non dipende dalle nuove nascite. Negli Anni ‘10 infatti i neonati partoriti negli ospedali e nella case italiane hanno fatto registrare un calo netto, quasi del 20%. 

 

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La sostanziale stabilità della popolazione del nostro Paese dipende allora da altri fattori, come l’aumento di residenti stranieri. Seppur ad un ritmo progressivamente meno sostenuto negli ultimi tempi, la quota di stranieri nel nostro Paese è aumentata nel corso degli Anni ‘10 raggiungendo nel 2019 la cifra di 5,2 milioni. 

 

 

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Fenomeno YouTuber

Come detto, in dieci anni comportamenti e abitudini possono cambiare anche in modo consistente. Soprattutto se ci sono di mezzo le tecnologie digitali con i loro tassi di penetrazione rapidissimi e soprattutto se ci sono di mezzo i giovani che spesso sono i primi a cogliere mode e tendenze e ad adottarle.  Per avere una conferma si può guardare per esempio all’esplosione del fenomeno degli YouTuber, personaggi che riescono a raccogliere milioni di utenti intorno ai loro canali sulla piattaforma video ammassando un’audience che fino a pochi anni fa era riservata solo ai mass media. Tra i dieci YouTuber preferiti dai più giovani ci sono canali specializzati in parodie, in scenette di vita di coppia, in performance videoludiche. Ciascuno con un proprio linguaggio, un proprio stile e una propria corte di seguaci. Si tratta, a guardar bene, di un fenomeno tipico di questo decennio, come dimostra la data di lancio dei principali canali seguiti dai ragazzi odierni: otto su dieci sono nati negli Anni ‘10, i due restanti giusto all’alba della decade, nel 2009.  Anche l’ingresso di YouTube nelle vite dei ragazzi ha influito su abitudini di consumo mediatico precedenti. Pur senza voler implicare un rapporto diretto di cause ed effetto, si può notare che nello stesso periodo in cui è cresciuta la diffusione di YouTube ed è maturato il fenomeno degli YouTuber i giovani hanno allentato il legame con la televisione (il grafico).

 

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Ha collaborato Micaela Ferraro

 

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