Inchiesta Covid Brescia, Conte e Speranza interrogati per epidemia e omicidio colposi

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Vanno avanti le indagini per i reati ipotizzati nell’ambito della gestione della prima pandemia nella Bergamasca. All'ex premier e leader 5S si contesta la mancata istituzione di una zona rossa a Nembro e ad Alzano Lombardo. All'ex ministro della Salute la mancata applicazione del piano pandemico vigente nel 2020

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Va avanti l’inchiesta che vede indagati per epidemia colposa e omicidio colposo plurimo, tra gli altri, l’ex premier Giuseppe Conte e l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, nell’ambito della gestione del Covid-19 nella Bergamasca. Sono 19 in tutto i nomi nel fascicolo in mano al Tribunale dei Ministri, riunito al palazzo di Giustizia di Brescia. Davanti ai giudici oggi sono arrivati proprio il leader Cinque Stelle e Speranza. Gli interrogatori sono iniziati intorno alle 14:30. È terminato poco dopo quello dell'ex premier: "Ha risposto a tutte le domande, ha chiarito, ha ricostruito tutto quello che è accaduto a partire dal 26 febbraio al 6 marzo, è stato esauriente", ha dichiarato l'avvocato Caterina Malavenda. Conte deve rispondere in particolare per la mancata istituzione di una zona rossa a Nembro e ad Alzano Lombardo. A Speranza si contesta la mancata applicazione del piano pandemico, che - pur essendo datato 2006 - se fosse stato attivato, ha ipotizzato la Procura di Bergamo prima di trasferire il fascicolo a Brescia, avrebbe potuto limitare i danni (e le morti). Il Tribunale dei ministri potrà decidere se archiviare il caso oppure chiedere l'autorizzazione a procedere alle Camere e andare così a processo. Sotto inchiesta anche il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro, l'allora capo della Protezione Civile Angelo Borrelli e il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli, il governatore della Lombardia Attilio Fontana e l'ex assessore regionale al Welfare Giulio Gallera.

Difesa Conte: "Confido che tutto finisca presto e bene"

L'avvocato Malavenda ha riferito che Conte si è soffermato anche sulla "nota informale del 2 marzo del Cts" che non gli era stata mostrata in quanto non ancora agli atti dell'indagine il 12 giugno 2020 quando venne sentito come persona informata sui fatti dai pm bergamaschi. "L'ha commentata e ha spiegato qual era la sua posizione", ha detto la legale. La nota informale era quella in cui l'Iss e i tecnici del ministero avevano prospettato a Conte la chiusura di Nembro e Alzano e quindi l'istituzione di una zona rossa come era avvenuto pochi giorni prima nel Lodigiano. L'avvocato Malavenda ha aggiunto che "il collegio ha ascoltato attentamente, noi ci fidiamo dei giudici e confido che tutto finisca presto e bene".

Speranza ai giudici: "Il piano pandemico del 2006 era inefficace"

"Il piano pandemico esistente", che risaliva al 2006, "era inefficace ed è stato fatto di tutto per tutelare la salute degli italiani e ho seguito rigorosamente le indicazioni del Cts" e dei tecnici esperti del ministero. Sono in sostanza queste le parole di Speranza, interrogato dal Tribunale dei ministri a Brescia in merito alla gestione del covid nella Valseriana, in particolare sulla mancata attuazione del piano pandemico, al centro dell'inchiesta della procura di Bergamo. Le sue parole sono state riferite dal suo difensore, il professor Guido Calvi, il quale ha anche spiegato che le raccomandazioni dell'Oms del 5 gennaio 2020 relative all'attuazione del piano pandemico "non erano vincolanti. E il consulente della Procura a nostro avviso ha fatto un grave errore" sostenendo il contrario. L'interrogatorio dell'ex ministro è durato circa mezz'ora.

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La posizione di Conte

Conte era stato sentito come persona informata sui fatti dai pm, nel giugno del 2020. Già ai tempi aveva spiegato di essere convinto che si dovesse "intervenire e anche in modo drastico" dato che la "Lombardia stava peggiorando seriamente" e che fosse necessaria "una soluzione ancora più rigorosa" e "non limitata ai soli due Comuni della Val Seriana". Il 5 marzo 2020, alla fine di un Consiglio dei ministri, all’allora premier fu riferito dal segretario generale di Palazzo Chigi che era arrivata una mail con la bozza del decreto presidenziale con la "proposta di istituzione di zona rossa". Conte ha spiegato che lui e Speranza erano d’accordo "di chiedere agli esperti un approfondimento sulle ragioni di questa proposta, alla luce del quadro epidemiologico". Alla fine, quella bozza fu firmata da Speranza. Ma non da Conte: "Non è mai stata nelle mie mani". Il 6 marzo, in una riunione alla Protezione Civile, arrivati gli esiti degli approfondimenti richiesti, "emerse l'orientamento" di "una soluzione ancora più rigorosa e complessiva, non limitata ai solo due comuni della Val Seriana". Il 7 marzo fu elaborata una nuova bozza di Dcpm. L'8 marzo venne creata una zona arancione che comprendeva Regione Lombardia e altre 14 province e il 9 marzo fu decretato il lockdown.

Speranza e il piano pandemico

Guardando nello specifico al capitolo d’inchiesta riguardante la non applicazione del piano pandemico vigente nel 2020, nel giugno 2021 Speranza aveva detto che "il piano era datato e non costruito specificamente su un coronavirus ma su un virus influenzale". E aveva aggiunto che il "compito" di applicarlo spettava all'ex dg della Prevenzione del Ministero, Claudio D'Amario, anche lui indagato. "Non ricordo se qualcuno in modo specifico abbia detto che il Piano pandemico antinfluenzale non andava attuato", ha detto: si è trattato, piuttosto, "di una valutazione e decisione dei tecnici di riferimento della task force e poi del Cts".

Matteo Bassetti _01

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"I malati sono stati abbandonati"

Davanti al Palazzo di Giustizia di Brescia, già in mattinata, si erano radunati alcuni esponenti del movimento 'No Green Pass' e 'No Vax'. Si è presentato un piccolo gruppo di manifestanti, tra cui una donna con un cartello con scritto "siamo in vigile attesa che andiate tutti in galera" e che ha affermato che "i malati sono stati abbandonati". 

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