Matteo Messina Denaro, trovata pistola con matricola abrasa durante una perquisizione

Cronaca
Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri

Si tratta di una revolver "Smith & Wesson" calibro 38 special scovata nell'abitazione usata dal boss in via CB 31, a Campobello di Mazara. Trovata anche una parrucca da donna. Ieri è stata perquisita la casa dei suoceri di Andrea Bonafede, morti da anni. Intanto il capomafia: "Ho letto centinaia di libri, curatemi bene"

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Continuano le perquisizioni degli investigatori a Campobello di Mazara, alla ricerca di elementi utili per scoprire la rete di fiancheggiatori che hanno favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro. Nell'abitazione di vicolo San Vito, in via Cb31, i carabinieri hanno trovato una pistola revolver "Smith & Wesson" calibro 38 special, con matricola abrasa, completa di 5 cartucce, e un involucro con ulteriori 20 cartucce dello stesso calibro. L'arma, consegnata al Ris per le analisi, era carica e nacosta in un sottofondo di un mobile della cucina che è stata smontata totalmente. Gli accertamenti tecnici diranno se è stata usata per alcuni degli omicidi contestati al boss. "Non ho ricevuto una educazione culturale ma ho letto centinaia di libri, sono quindi informato sulle cure, vi prego di poter essere trattato con farmaci e

terapie migliori", avrebbe intanto ripetuto, più volte,  Messina Denaro, rinchiuso da dieci giorni nel carcere di massima sicurezza dell'Aquila. A medici e personale penitenziario, le uniche persone con cui gli è permesso di parlare visto il regime

del 41bis, avrebbe detto che le sue preoccupazioni sono legate alla

cura del tumore al colon (LO SPECIALE DI SKY TG24).

La pistola trovata nell'abitazione di Matteo Messina Denaro
Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri

Trovata una parrucca da donna

In vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, è stata trovata anche una parrucca da donna. Gli investigatori escludono che sia stata utilizzata dall'ex latitante per travestimenti. L'ipotesi più probabile è che a indossarla siano state donne che nel tempo hanno frequentato il padrino di Castelvetrano. 

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Andrea Bonafede non parla davanti al gip

Ieri sera i carabinieri del Ros hanno perquisito l'abitazione degli ex suoceri di Andrea Bonafede, l'uomo che ha prestato l'identità al boss e che si trova in carcere da lunedì. I coniugi sono morti da anni e la casa risulta disabitata da tempo: si trova in via San Giovanni, a poche centinaia di metri dall'abitazione di Giovanni Luppino e dall'appartamento dove, fino allo scorso giugno, avrebbe vissuto Messina Denaro. Intanto proprio Bonafede ha deciso di restare in silenzio davanti al gip. Un evidente cambio di strategia difensiva rispetto alla prima fase dell'inchiesta, quando Bonafede, sentito dagli inquirenti, aveva fatto mezze ammissioni. Verità mischiate a menzogne, sostengono gli investigatori, propensi a credere che il fedelissimo del padrino abbia ammesso solo quel che non poteva negare: come l'aver dato la carta d'identità a Messina Denaro, l'aver comprato per suo conto, con 15mila euro ricevuti dal boss, la casa di vicolo San Vito in cui il capomafia viveva e di avergli dato una mano ad acquistare la Giulietta. Sul resto, il geometra di Campobello non avrebbe detto la verità. Ha raccontato, ad esempio, di conoscere fin da ragazzo il capomafia, ma di averlo perso di vista fino a un anno fa e di averlo incontrato, da gennaio del 2022, solo in due occasioni. In entrambe Messina Denaro gli avrebbe chiesto aiuto: per curarsi e per trovare un appartamento. E Bonafede l'avrebbe accontentato dandogli la carta d'identità e il codice fiscale utilizzati per le terapie oncologiche e comprandogli casa. Ma le date non tornano perché agli inquirenti risulta che un Andrea Bonafede, di certo non il geometra e quindi il capomafia con i documenti dell'altro, a dicembre del 2020 si è operato all'ospedale di Mazara del Vallo per un cancro al colon. Ciò dimostra che il "prestito" di identità risale almeno a un anno prima di quel che il geometra sostiene.

Andrea Bonafede

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