Migranti e porto sicuro, tra carico residuale e sbarco selettivo. VIDEO VOICE

Cronaca

Pamela Foti

Parliamo di migranti, e lo facciamo in questo nuovo appuntamento con il DIZIONARIO di VOICE, la piattaforma digital di Sky Tg24 per dare voce al cambiamento

 

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Uno dei dibattiti che ha infiammato la politica e diviso l’opinione pubblica si è concentrato attorno a due espressioni “carico residuale e “sbarco selettivo".

Esatto, parliamo di migranti, e lo facciamo in questo nuovo appuntamento con il DIZIONARIO di VOICE, la piattaforma digital di Sky Tg24 per dare voce al cambiamento  (Qui tutti gli approfondimenti)

 

Porto sicuro

Quando una nave soccorre migranti alla deriva, cioè su imbarcazioni che sono in balia delle onde e del vento, la prima cosa che fa è cercare un porto sicuro: un porto privo di rischi e di pericoli e dove le persone possono trovare cibo, acqua e cure mediche. Su questo il diritto internazionale è chiaro: quando una nave chiede di approdare con naufraghi a bordo, è il porto più vicino che deve accoglierla (Le regole su soccorsi e accoglienza)

 

 

Ong, Organizzazioni non governative

Quando parliamo di migranti, ricordiamo che tra questi potrebbero esserci anche richiedenti asilo, sentiamo spesso parlare di ONG: si tratta di Organizzazioni non governative, enti privati senza fini di lucro, che operano in modo indipendente rispetto alle entità statali e sovranazionali. I loro obiettivi sono sovente di carattere umanitario. Molte di queste hanno affittato o acquistato imbarcazioni proprio con lo scopo di soccorrere in mare i migranti in difficoltà che tentano di raggiungere l’Europa.  Giusto un dato per chiarire: Parlando di arrivi via mare, la maggior parte entra in Italia con sbarchi autonomi, i soccorsi corrispondono al 31% solo il 16% arriva tramite ONG.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ma torniamo a noi. Mettiamo il caso, non poi così remoto, che la ONG in questione soccorra migranti alla deriva nel Mediterraneo e che il porto sicuro più vicino sia….. uno qualsiasi delle coste siciliane. Bene, una volta ormeggiati alla banchina, c’è chi può scendere e chi no.

Sbarco selettivo

Lo prevede il recente protocollo firmato dai ministri dell’Interno (Piantedosi), della Difesa (Crosetto) e delle Infrastrutture (Salvini) che stabilisce che una volta in acque italiane possono sbarcare donne, bambini e le persone considerate fragili. Da qui l’espressione di “sbarco selettivo”. E chi non rientra in questa categoria?

 

Carico residuale

Chi non rientra in questa categoria resta a bordo della nave della ong. Le persone adulte "non gravi" sono tutte da riportare in acque internazionali, a meno che altri paesi europei se ne facciano immediatamente carico. Le persone che restano a bordo  vengono definite… “carico residuale”.

 

Ricollocamenti volontari

Chiudo con un ultimo dato. La scorsa estate 19 Stati dell’Unione europea e 4 associati a Schengen hanno sottoscritto il patto di solidarietà sui ricollocamenti volontari per rispondere alle difficoltà migratorie degli Stati membri di primo ingresso che si affacciano sul Mediterraneo. Un meccanismo volontario che non prevede alcun obbligo di solidarietà.

 

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