Don Spagnesi, parroco arrestato a Prato indagato anche per truffa

Cronaca

Il sacerdote arrestato avrebbe raggirato e ingannato i fedeli chiedendo offerte con cui avrebbe comprato sostanze stupefacenti. I legali del parroco: "Ha iniziato il percorso per disintossicarsi, rimborserà i parrocchiani"

"Il vortice della cocaina mi ha inghiottito, chiedo scusa a tutti". Usa queste parole Don Francesco Spagnesi, parroco di Prato per comunicare il suo pentimento. E lo fa una promessa: "Restituirò i soldi a tutti". Il prete che ha 40 anni è stato arrestato ed è ai domiciliari dal 15 settembre per traffico di droga e appropriazione indebita. Gli avvocati difensori comunicano che il loro assistito: "Vuole disintossicarsi e presto riceverà una visita del personale del Sert. La dipendenza dalla cocaina lo ha portato a vivere una doppia vita-aggiungono i legali" E le accuse a carico di Spagnesi sono pesantisisme. Eccole: traffico internazionale di droga, spaccio, appropriazione indebita, truffa e tentate lesioni gravissime.  Il sacerdote avrebbe acquistato la droga con le offerte date dai parrocchiani per aiutare le famiglie in difficolta' a causa del Covid. Con la scusa di chiedere denaro per aiutare i meno fortunati a superare la crisi economica, il religioso  avrebbe incassato in tutto alcune decine di migliaia di euro in contanti, denaro poi usato per l'acquisto dello stupefacente. Lo scorso aprile la Curia si era insospettita e gli aveva inibito l'accesso al conto della parrocchia. Le ingenti spese, per un totale di oltre 200.000 euro nel corso degli anni avevano praticamente svuotato le casse. 

L'accusa più pesante a carico di don Francesco Spagnesi 

Quella di tentate lesioni gravissime che gli è stata formalizzata prima dell'interrogatorio di garanzia. Il sacerdote avrebbe partecipato a dei festini hard senza avvertire nessuno della sua sieropositività. La Procura pratese sospetta che possa aver infettato più persone. Il parroco si è difeso sostenendo che non ha avvisato nessuno poichè assumeva dei farmaci antivirali. Il rischio che possa aver infettato gli insospettabili partecipanti (altri due si sono dichiarati sieropositivi) è stato escluso anche dai suoi avvocati. Dall'altra parte di questa spinosa e dolorosa vicenda  ci sono loro, i fedeli. La comunità ecclesiale di Prato, parrocchie, gruppi e movimenti è  scossa profondamente. Nella chiesa di San Domenico si sono ritrovati in moltissimi e il vescovo di Prato, monsignor Nerbini ha celebrato una preghiera durante la quale ha chiesto: consolazione, perdono, verità e giustizia.



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