Coronavirus, denunce ai centri antiviolenza aumentate del 74,5% durante il lockdown

Cronaca

Dai dati dei centri D.i.Re emerge che 2.867 donne si sono rivolte ai loro centri dal 2 marzo al 5 aprile 2020. Le restrizioni ai movimenti costringono molte donne a convivere con i propri aguzzini, come dimostra il femminicidio di Truccazzano

Sono 2.867 le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza della rete D.i.Re - Donne in Rete contro la violenza - dal 2 marzo al 5 aprile 2020, il 74,5% in più (1224 donne) rispetto alla media mensile registrata due anni fa. Le maggiori richieste di aiuto sono arrivate dalla Lombardia e dalla Toscana. Un dato drammatico che riflette, denunciano le associazioni del settore, gli effetti collaterali dovuti alla convivenza con il proprio aguzzino a cui molte donne sono costrette dal lockdown. 

Il femminicidio di Truccazzano

Proprio il 19 aprile a Truccazzano, nel milanese, una donna di 47 anni è stata uccisa dal compagno in casa. A quanto si è appreso, lei voleva interrompere la relazione ma aveva accettato di ospitarlo per via delle norme relative all'emergenza Coronavirus.

L'aumento di prime richieste di aiuto

Dai dati dei centri D.i.Re è emerso che il 28% (806) dei casi registrati dal 2 marzo al 5 aprile di quest'anno sono nuovi, cioè sono donne alla prima richiesta di aiuto. Si tratta di "un'emergenza nell'emergenza che colpisce una significativa parte della popolazione costretta a trascorrere in casa con il maltrattante il periodo di quarantena in corso", segnala l"Associazione Luca Coscioni, che ha deciso di scendere in campo al fianco di D.i.Re creando CitBot, un sistema di intelligenza artificiale in grado di rispondere alle domande sul tema. E' un servizio totalmente gratuito che fornisce informazioni in modo chiaro e preciso 24 ore su 24.

1522, la app antiviolenza

Da inizio emergenza il governo ha attivato una chat antiviolenza, che permette di chiedere aiuto a distanza, e sbloccato i fondi per i centri antiviolenza. "Il Coronavirus e le misure restrittive potrebbero rappresentare per molte donne che subiscono violenza un'emergenza nell'emergenza. Stiamo promuovendo una app che si chiama 1522 che può essere scaricata sul telefono e ha un vantaggio: permette alla donna di chattare con l'operatrice e quindi comunicare silenziosamente, visto che adesso stare al telefono è più difficoltoso", ha sottolineato la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti presentando la chat.

Alloggi per le donne a rischio

Bonetti, insieme alla ministra degli Interni Luciana Lamorgese, ha inoltre stanziato un milione di euro e attivato le prefetture per "trovare ulteriori alloggi che permettano la presa in carico di donne che escono dalla violenza domestica in una condizione di sicurezza sanitaria". 

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