Coronavirus, primo caso positivo in carcere è a Voghera

Cronaca

Il detenuto è risultato positivo al test per il Covid-19, ora è ricoverato. Nei giorni scorsi, anche nel carcere di Pavia, incendi e agitazioni per il divieto di incontri e colloqui con i familiari, in seguito alle misure restrittive del governo

E' il primo caso di persona risultata positiva al test per il coronavirus in carcere: accade a Voghera, in provincia di Pavia, a quanto si apprende da fonti qualificate dell'agenzia AGI. Il reparto dove il detenuto era recluso è stato isolato. L'uomo è stato ricoverato. A quanto si apprende, la situazione nell'istituto di pena è al momento tranquilla. Gli altri reclusi e i loro familiari sono stati informati della situazione. Proprio a Pavia, nei giorni scorsi, alcuni detenuti hanno appiccato un incendio come protesta contro la riduzione dei colloqui con i parenti. Le associazioni che difendono i diritti dei carcerati invitano i direttori a concedere più tempo per le telefonate con l’esterno e a spiegare ai reclusi che le misure sono temporanee e utili a tutelare la loro stessa salute.

Le misure del governo

Il governo sta prendendo le contromisure per evitare la diffusione del virus nelle sovraffollate carceri italiane. Fino al 30 giugno 2020 potrà essere ottenuta la detenzione domiciliare dai detenuti che devono scontare una pena, o residuo di pena, fino a 18 mesi, come già previsto dalla normativa vigente, ma con una procedura semplificata. È quanto spiega una nota del ministero della Giustizia, illustrando le misure contenute nel decreto approvato in Consiglio dei ministri (IL DECRETO CURA) Per i detenuti che devono scontare una pena da 7 a 18 mesi è previsto il ricorso ai braccialetti elettronici o altri strumenti tecnici. I braccialetti elettronici, spiega il ministero, saranno resi disponibili secondo un programma di distribuzione adottato dal capo dell’amministrazione penitenziaria, d’intesa con il capo del dipartimento di pubblica sicurezza, tenuto conto della capienza dei singoli istituti, del numero dei detenuti ristretti, nonché delle concrete emergenze sanitarie rappresentate dalle autorità competenti.

Le rivolte legate all’emergenza Coronavirus


Le tensioni legate alla pandemia (AGGIORNAMENTI) in queste ore hanno interessato diverse prigioni italiane: una decina di detenuti morti per overdose di psicofarmaci o soffocamento, proteste in diversi penitenziari del Paese da Milano a Palermo e una trentina di evasioni a Foggia. Rivolte e incendi si sono verificati anche ad Aversa, a Siracusa e all’Ucciardone di Palermo. Queste rivolte hanno riacceso i riflettori sul sovraffollamento nei 189 istituti di pena italiani che ospitano complessivamente 61.230 detenuti a fronte di una capienza di 50.931 posti, con un tasso di sovraffollamento del 120%, ossia quel 20% in più costituito dai circa 10mila detenuti oltre la capiena massima.

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