Volontariato, giornata internazionale dedicata all'inclusione

Cronaca

Nadia Cavalleri

Si stima che oltre sette milioni di persone in Italia svolgano almeno un’attività di volontariato

Il 5 dicembre è la Giornata mondiale del volontariato, che quest’anno è arrivata alla 34° edizione. “Volunteer for an inclusive future” è lo slogan scelto e diffuso dall’UNV, l’agenzia delle Nazioni Unite dedicata a questo fenomeno, che stando alle stime, coinvolge oltre un miliardo di persone nel mondo, di cui circa 7 milioni solo in Italia. La scelta del tema di quest’anno è legata ad uno degli obiettivi fissati dall’Agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile, ovvero ridurre le disuguaglianze all’interno e fra le nazioni. “Il volontariato, come scrive l’UNV, fornisce alle persone, in particolare a quelle più frequentemente escluse, opportunità che hanno impatto concreto sulle loro vite e svolge un ruolo costruttivo nelle comunità attraverso la messa a disposizione gratuita di tempo e capacità”.

Le sorelle volontarie da 40 anni

Ne sanno qualcosa Giovanna e Marta Cantoni, due sorelle che a Milano hanno fatto un po’ la storia del volontariato e hanno deciso di raccontarci la loro esperienza. Giovanna, oggi volontaria Lilt ma anche infermiera della Croce Rossa Italiana, ha iniziato a fine anni ‘70 offrendo assistenza domiciliare a chi aveva un parente malato e allettato a casa e non poteva gestire autonomamente la situazione. Sua sorella Marta ha iniziato invece all’Istituto dei Tumori negli anni ‘80, offrendo assistenza ai pazienti di alcuni reparti che all’epoca avevano accettato di provare ad avere i volontari in via sperimentale. “L’aiuto” ci ha spiegato Marta “non era solo per i malati, che a quel tempo restavano ricoverati per lunghi periodi, ma si traduceva anche in qualche forma di supporto per i loro parenti: spesso persone che venivano da molto lontano e si sentivano spaesate in una grande città come Milano”. “All’inizio i volontari erano visti con sospetto” ci ha raccontato Marta, precisando però che presto la diffidenza è stata superata: “quando hanno capito che eravamo un aiuto concreto e non volevamo rubare il posto a nessuno né controllare l’operato di medici e infermieri, anche gli altri reparti hanno chiesto di avere i volontari fra le corsie!”.

Una scelta di vita

Giovanna ci ha spiegato che per lei la Lilt, la Lega Italiana per la lotta contro i tumori (per cui oggi presta servizio come volontaria portando a casa dei malati ausili e altri beni di prima necessità) è diventata come una seconda casa: “il volontariato ti riempie la vita; d’altra parte si chiama volontariato proprio perché uno ha voglia di farlo, non perché sia costretto o ci sia un tornaconto oppure per lo stipendio... si fa perché lo si vuole fare, perché è tutto gratis”. Volontariato è dare agli altri ma è anche ricevere, emerge molto bene dai racconti di Giovanna: “con i malati e con le loro famiglie si crea un rapporto molto forte che negli anni, in tanti casi, è diventato una vera amicizia”. “Quando una persona si ammala in modo grave” ha spiegato Giovanna a malincuore “i primi a sparire sono gli amici e i parenti, e la famiglia si trova da sola; è per questo motivo che in molti casi l'aiuto più grande è quello di far loro compagnia”. Uno spirito, quello di fare qualcosa di buono per gli altri, che non può essere calcolato con precisione, visto che non esiste ancora un registro nazionale dei volontari e soprattutto perché molte attività che rientrano in questa categoria avvengono sotto forma episodica o informale. Milano, come il resto della Lombardia sembra fare da capofila. I volontari attivi ogni 10.000 abitanti si ritiene siano oltre 1000, mentre la media nazionale è poco sopra i 900 con differenze anche significative da regione a regione.

 

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