Libia, Giulio Lolli estradato in Italia dopo la condanna per terrorismo

Cronaca

L’imprenditore bolognese di 54 anni è stato estradato dopo la condanna all’ergastolo per terrorismo e fiancheggiamento di un gruppo estremista separatista. Il gip di Roma: “Concreto e attuale il pericolo che possa commettere reati in armi e di terrorismo”

Giulio Lolli, l'imprenditore bolognese condannato all'ergastolo in Libia per terrorismo e fiancheggiamento di un gruppo estremista separatista, è rientrato in Italia dopo essere stato estradato. L’operazione è stata coordinata dalla Procura di Roma. Il gip della Capitale, nell'ordinanza di custodia cautelare, scrive che è “concreto e attuale il pericolo che possa commettere reati in armi e di terrorismo, stanti la gravità dei fatti e l'inserimento in un chiaro contesto eversivo”. Lolli, 54 anni, è accusato di associazione a delinquere con finalità di terrorismo internazionale e traffico di armi.

Il ritorno in Italia di Lolli

Lolli è rientrato in Italia con un volo per Roma. Quando era stato arrestato a Tripoli, due anni fa, era già latitante per la giustizia italiana da 9 anni: da quando, cioè, il sostituto procuratore Davide Ercolani lo aveva indagato per associazione a delinquere, truffa, falso e appropriazione indebita. Soprannominato “il pirata” per la sua rocambolesca fuga a bordo di uno yacht verso le coste del nordafrica, è stato consegnato al Ros dei carabinieri grazie all'intervento diplomatico dell'Ambasciata italiana di Tripoli, dell'Ufficiale di Collegamento della polizia di Stato, in accordo con i ministeri della Giustizia e degli Esteri e sotto l'impulso della Procura della Repubblica di Rimini. in Italia a Lolli verranno notificate anche le due ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip di Rimini Sonia Pasini nell'ambito dell'indagine “Rimini Yacht”.

“Concreto pericolo che possa commettere reati in armi e di terrorismo”

Un’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa anche dal gip di Roma Cinzia Parasporo. È “concreto e attuale il pericolo che possa commettere reati in armi e di terrorismo, stanti la gravità dei fatti e l'inserimento in un chiaro contesto eversivo”, ha scritto il magistrato nel provvedimento. Accogliendo la richiesta del pm Sergio Colaiocco, il gip ha definito Lolli soggetto "dall'elevatissima pericolosità che ha vissuto in Libia diversi anni figurando tra i comandanti del cartello islamista denominato Majlis Shura Thuwar, formazione jihadista controllata dall'organizzazione terroristica Ansar Al Sharia (affiliata ad Al Qaeda), molto attiva nel 2017 a Bengasi, fino al suo definitivo scioglimento avvenuto due anni fa, e con base operativa a Misurata. Da lì Lolli si occupava di garantire alle milizie i rifornimenti di armi, approvvigionamenti che avvenivano via mare, potendo mettere a disposizione almeno due mezzi navali (Mephisto e Leon) fatti venire dall'Italia”. Dall’ordinanza emerge anche che Lolli aveva un "ruolo direttivo" nell'organizzazione terroristica in cui militava. A carico di Lolli ci sono "gravi indizi di colpevolezza" e nel provvedimento del giudice sono citati anche i risultati di una rogatoria internazionale dalla quale emerge che l'uomo era "detenuto dal 17 dicembre 2017 nel carcere di Mitiga (Tripoli) con l'accusa di terrorismo per la collaborazione fornita al gruppo armato denominato Shura di Bengasi oltre che di detenzione illegale di una pistola e trattenimento illegale in Libia". Le autorità libiche hanno fornito agli inquirenti italiani "anche alcune fotografie che ritraggono Lolli a bordo di imbarcazioni che trasportavano armi e mezzi blindati".

Chi è Giulio Lolli

Giulio Lolli, originario di Bertinoro (Forlì-Cesena), con un passato di imprenditore a Bologna, aveva trovato rifugio a Tripoli nel 2010, dopo il fallimento della società "Rimini-Yacht". Per il "pirata" il decreto di espulsione dalla Libia è arrivato con la condanna all'ergastolo per terrorismo e fiancheggiamento dei separatisti. In Italia Lolli era finito indagato nel 2010, per una serie di truffe sulle vendite di yacht di lusso. Con una rete di show-room da Bologna a Rimini, aveva goduto di un'importate rete di clienti a cui proponeva leasing di finanziarie sammarinesi. Dalla denuncia della proprietaria di uno degli yacht acquistati da Lolli, era partita l'indagine dei carabinieri di Rimini, coordinati dal sostituto procuratore Davide Ercolani. Gli inquirenti avevano così scoperto che le costose imbarcazioni venivano vendute due volte. L'indagine si era chiusa con il rinvio a giudizio di Giulio Lolli, accusato di associazione per delinquere, truffa, falso e appropriazione indebita, ma poi il processo davanti al Tribunale di Rimini era stato sospeso proprio perché l'imprenditore era finito in carcere a Tripoli.

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