Naufragio Norman Atlantic, in 32 rinviati a giudizio

Cronaca

Il gup del Tribunale di Bari ha disposto il rinvio a giudizio di tutti i 32 indagati per il disastro della motonave Norman Atlantic, che nel dicembre 2014 si incendiò causando 31 vittime. Il processo inizierà il 26 febbraio 2020.

Saranno 30 persone e 2 società a dover rispondere in tribunale del naufragio della Motonave Norman Atlantic, che nel 2014 fece 31 morti. Il gup (giudice per l’udienza preliminare) del Tribunale di Bari, Francesco Agnino, ha infatti disposto il rinvio a giudizio di tutti i 32 imputati coinvolti nel procedimento penale. Nel dicembre 2014, al largo delle coste albanesi, la motonave Norman Atlantic affondò a seguito di un incendio scoppiato a bordo: morirono 31 persone, e altri 64 passeggeri rimasero feriti.

A processo Visemar, Anek Lines, il comandante e altre 29 persone

Il processo inizierà il 26 febbraio 2020 dinanzi alla II sezione del Tribunale di Bari, nell'aula bunker di Bitonto. Saranno processati per i reati di cooperazione colposa in naufragio, omicidio colposo e lesioni colpose plurime contestati a vario titolo, oltre che per numerose violazioni sulla sicurezza e al codice della navigazione: Carlo Visentini della societa' Visemar, proprietaria del traghetto; i due legali rappresentanti della greca Anek Lines, noleggiatrice della nave; il comandante Argilio Giacomazzi e 26 membri dell'equipaggio, oltre alle due società.

La ricostruzione della vicenda: i morti furono 31

Stando alle indagini coordinate dai pm Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano, l'origine delle fiamme che poi causarono il naufragio fu un camion frigo lasciato con motore acceso, perchè non c'erano abbastanza prese di corrente. Una serie di negligenze e successivi errori (impianto antincendio inidoneo e attivato sul ponte sbagliato, allarme dato in ritardo) avrebbe poi consentito al rogo di propagarsi nella nave fino a diventare indomabile. Undici passeggeri morirono per assideramento seguito da annegamento, alcuni caduti in mare mentre tentavano di salire sulle scialuppe, un altro corpo mai identificato, forse appartenente ad un adolescente clandestino, fu invece trovato carbonizzato all'interno del relitto e altre 19 vittime risultano ancora disperse.

Le parti civili: "Certificata la gravità delle condotte"

“È un primo importantissimo risultato, una certificazione sulla gravità delle condotte poste in essere non solo dall'equipaggio a bordo ma soprattutto da parte degli armatori, che in questo processo sono chiamati a rispondere delle loro condotte con l'aggravante della colpa cosciente". Lo ha dichiarato Massimiliano Gabrielli, componente del pool di avvocati 'Giustizia per Norman Atlantic' che rappresenta una trentina di parti civili, tra familiari delle vittime e naufraghi, al termine dell'udienza preliminare. "Nella piena consapevolezza di aver elevato il rischio a carico dei passeggeri, - ha spiegato Gabrielli - hanno accettato quel rischio pur di continuare a far girare la nave e far girare il loro registratore di cassa".

Il difensore dell'armatore Visentini: "La verità emergerà"

Per l'avvocato Gaetano Castellaneta, co-difensore dell'armatore Carlo Visentini e della societa' Visemar, "questo decreto che ha disposto il giudizio non coglie a pieno tutto quello che era stato acquisito nell'incidente probatorio. Noi siamo certi che quello che poteva essere valutato sin da oggi emergerà con grande chiarezza" a dibattimento "sulla non responsabilità almeno dell'armatore, della Visemar e di alcuni altri imputati". Lasciando l'aula bunker di Bitonto, il pm di Bari Federico Perrone Capano – che con il collega Ettore Cardinali ha coordinato le indagini – ha anticipto che "sarà un processo lungo, perchè la difesa ha già rappresentato che ha interesse a sentire tutti i testimoni del processo: quindi a febbraio inizieremo con le persone offese che erano a bordo della nave".

 

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