Morti in corsia a Saronno, per i periti "somministrazione farmaci non corretta"

Cronaca

Secondo i consulenti super partes nominati dal tribunale l'ex viceprimario del pronto soccorso di Saronno (Varese) non agì secondo le buone pratiche mediche accreditate dalla comunità scientifica

Ha prescritto e somministrato farmaci “non coerenti né corretti con le buone pratiche mediche accreditate dalla comunità scientifica nazionale e internazionale in tema di cure palliative” Leonardo Cazzaniga, l’ex viceprimario del pronto soccorso di Saronno, in provincia di Varese, a processo davanti alla Corte d’Assise di Busto Arsizio per 15 morti sospette. A scriverlo in una perizia super partes consegnata ai giudici i tre periti incaricati dal tribunale di valutare l’operato del medico.

Esaminato il ruolo anche di altri quattro medici

 I consulenti hanno spiegato in aula di aver esaminato anche il ruolo di altri quattro medici della commissione interna al pronto soccorso di Varese, accusati a vario titolo di omessa denuncia e favoreggiamento. Tre di loro, stando ai periti del Tribunale, avrebbero potuto e dovuto valutare il corretto approccio terapeutico dell'ex viceprimario. Nel quarto caso invece, quello del medico legale Maria Luisa Pennuto, la donna non avrebbe potuto valutare le condotte di Cazzaniga.

Il medico ai domiciliari dopo tre anni in cella

Il medico era stato arrestato nel novembre del 2016 con l'accusa di aver causato la morte di dodici pazienti in corsia e tre nella famiglia dell’ax amante Laura Taroni condannata in Appello a 30 anni per due morti in concorso su tre. Secondo l'accusa Cazzaniga avrebbe provocato la loro morte somministrando in rapida successione quantitativi eccessivi di farmaci. A settembre, dopo tre anni di detenzione, il medico ha ottenuto gli arresti domiciliari da scontare in casa dei genitori con il braccialetto elettronico.

 

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