Maiale gigante contro gli allevamenti intensivi: flashmob di Greenpeace a Roma. VIDEO

Cronaca
(Tommaso Galli/Greenpeace)

Mentre a Helsinki è in corso il vertice Ue sulle politiche agricole, l'associzione ambientalista ha posizionato l'installazione a Roma, davanti al ministero delle Politiche Agricole

Greenpeace in azione, a Roma, per protestare contro gli allevamenti intensivi. L'associazione ambientalista ha posizionato un gigantesco maiale davanti al ministero delle Politiche Agricole. L'installazione (LE FOTO) emette getti di fumo per simboleggiare il contributo dell'industria della carne alla formazione di gas serra e rilascia un getto di acqua scura, per indicare l'inquinamento di suolo, acqua e aria provocato dai liquami.

Un appello al governo

La manifestazione si tiene mentre è in corso a Helsinki il Consiglio informale dei Ministri Ue dell’Agricoltura sulla Pac (Politica agricola comune). Greenpeace chiede alla neo-ministra Teresa Bellanova di agire subito e avviare il cambio di rotta necessario per affrontare la crisi climatica in corso e tutelare la nostra agricoltura. "Gli allevamenti intensivi sono vere e proprie fabbriche, principali responsabili delle emissioni di ammoniaca e seconda causa di inquinamento da polveri fini in Italia", dichiara Federica Ferrario, responsabile Campagna agricoltura di Greenpeace Italia. "Il nuovo governo ha dichiarato di avere tre le proprie priorità la lotta ai cambiamenti climatici. Questa è un’occasione per dimostrarlo. La crescente produzione di carne è responsabile, ad oggi, del 14% delle emissioni di gas serra in Europa; un contributo pari a quello del settore dei trasporti, finora non affrontato adeguatamente dalle politiche nazionali e internazionali”.

Contro l'inquinamento, per il Made in Italy

L’agricoltura industriale e l’allevamento – ricorda Greenpeace in un comunicato - sono responsabili di circa l’80 per cento della deforestazione a livello mondiale, e gli allevamenti intensivi in Italia non sono estranei a questo meccanismo: nutrire il gran numero di animali stipati nei capannoni richiede grandi quantità di mangimi e di terre per colture, come la soia, che ogni anno importiamo massicciamente nel nostro Paese. "Il settore agricolo è tra i più penalizzati dai cambiamenti climatici e solo adottando politiche in grado di frenare realmente il riscaldamento globale si potrà dare un vero sostegno al 'Made in Italy', che deve diventare garanzia di qualità anche in termini di impatti ambientali e non essere sacrificato sull'altare della quantità", prosegue Ferrario. Ogni anno, attraverso la Pac, miliardi di euro di fondi pubblici vengono spesi per finanziare il sistema degli allevamenti intensivi (allevamento e produzione di colture destinate alla mangimistica); al contempo, in Italia, tra il 2004 e il 2016 hanno chiuso oltre 320mila aziende agricole (un calo del 38%), mentre quelle rimaste diventano sempre più grandi e intensive. "È ora di utilizzare il denaro pubblico per sostenere le aziende che producono in modo ecologico, smettendo di foraggiare un sistema inquinante, con costi ambientali e sociali non più sostenibili come quello degli allevamenti intensivi", ha concluso Ferrario.

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