Terrorismo, 10 arresti in Abruzzo. L'intercettazione: "Uccidono nostri figli, noi i loro”

Cronaca

10 ordinanze di custodia cautelare, 17 indagati e 1 milione di euro sequestrato. Arrestato anche l'imam della moschea di Martinsicuro (Te). Le accuse per reati tributari e di autoriciclaggio, con finalità di terrorismo: avrebbero distratto denaro destinato ad “Al-Nusra”

Dieci arresti, 17 indagati e 1 milione di euro sequestrato. È il bilancio di una maxi-operazione anti-terrorismo condotta da carabinieri e finanzieri in Abruzzo. Dalle prime ore del mattino, le forze dell'ordine hanno eseguito ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 10 persone. Sono indagati per reati tributari e di autoriciclaggio, con finalità di terrorismo. Si tratta di 8 persone di origine tunisina e 2 italiani. Tra loro anche l'imam della moschea Dar Assalam di Martinsicuro (Te) e una commercialista italiana.

Le accuse

Secondo quanto ricostruito e contestato dagli inquirenti, gli indagati tramite alcune società distraevano ingenti somme di denaro, in parte frutto di evasione fiscale, da destinare anche al finanziamento di attività riconducibili all'organizzazione radicale islamica "Al-Nusra", nonché in favore di Imam con dimora in Italia, uno dei quali già condannato in via definitiva per associazione con finalità di terrorismo internazionale. L'indagine, coordinata e diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia ed Antiterrorismo di L'Aquila, nasce nel 2015 ed è partita dalla posizione dell'Imam di Martinsicuro (Teramo) che aveva espresso posizioni anti-occidentali basate sull'incitamento al terrorismo. Da lì sono cominciate le indagini dei carabinieri, sviluppate a livello nazionale e internazionale che poi hanno portato alla scoperta della rete terroristica sgominata. L’indagine ha portato al controllo di 55 persone e all'iscrizione nel registro degli indagati di 17 persone. 

L'intercettazione: "Uccidono nostri figli, noi i loro”

In un'intercettazione relativa ad una conversazione tra due degli indagati si sente: "Che botta però a Parigi. Mi tengo la mia opinione per me e me la tengo nel cuore. Non è la questione credere o non credere - dice uno - se ti è piaciuta o non ti è piaciuta. Con loro che uccidono i nostri figli, noi uccidiamo i loro figli, con loro che uccidono le nostre donne, noi uccidiamo le loro donne".

Pm: fondi neri per invio terroristi in Siria

"Abbiamo ragionevole certezza che il sodalizio creava fondi neri che venivano trasferiti in Turchia, luogo dal quale venivano utilizzati per finanziare il trasferimento in Siria dei militanti terroristi”, ha spiegato il procuratore distrettuale antimafia dell'Aquila, Michele Renzo. In riferimento alla pericolosità dell'organizzazione, il procuratore ha sottolineato che questa cellula terroristica è un punto di passaggio e una centrale operativa nello stesso tempo "perché la struttura e qualsiasi punto nevralgico sono punti di arrivo e di partenza di focolai di radicalismo".

La pista siriana

Il principale indagato nell'inchiesta è un cittadino tunisino, finito in carcere, che commerciava in tappeti e ristrutturazioni edili. L'uomo risiedeva a Torino ma aveva la dimora ad Alba Adriatica (Teramo). Secondo tanto ricostruito dagli inquirenti, organizzava il trasferimento di denaro in Siria e Turchia anche per "favorire il passaggio di aspiranti terroristi" in quei Paesi. "Il denaro veniva trasferito con operazioni illegali tra cui fatturazioni false, con trasferimenti con corrieri e anche con il pagamento di somme superiori ai dipendenti che poi portavano indietro la parte eccedente", ha spiegato il comandante regionale abruzzese della Gdf, Gianluigi D'Alfonso. Già dalle prime indagini è emerso l'ingiustificato flusso di danaro che transitava anche in Germania e Svezia. C'è anche una commercialista torinese tra gli arrestati. La professionista è accusata di tenere la contabilità del gruppo, mascherando gli illeciti tributari che servivano a finanziare il terrorismo in Siria, tra i quali l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti - molte delle quali 'autoprodotte' - per oltre 2 milioni di euro. Documentazione contabile è stata rinvenuta nel corso delle perquisizioni effettuate anche in Piemonte, oltre che in Abruzzo.

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