Sardegna, spiagge depredate: sequestrati ai turisti 200 chili di sabbia e quarzo rosa

Cronaca

All'aeroporto di Cagliari, nelle ultime settimane, recuperate 135 bottiglie di chicchi di quarzo portati via da Is Arutas (Oristano), per la quale si chiede il numero chiuso. Ambientalisti: "Serve un Daspo, se rubi non puoi tornare per 10 anni"

Le spiagge sarde continuano a essere saccheggiate. Solo nelle ultime settimane, gli agenti della security all'aeroporto di Elmas a Cagliari hanno recuperato circa 200 kg di granelli di quarzo rubati dalla spiaggia di Is Arutas, in provincia di Oristano. Pochi giorni fa, invece, agli imbarchi del porto di Porto Torres erano stati sequestrati 40 kg di sabbia bianca portata via dai litorali di Chia da una coppia francese. Ma non è tutto: i turisti prendono anche sassi e conchiglie e addirittura c'è chi si spinge a prelevare dal mare esemplari tutelati come la Pinna Nobilis (le nacchere di mare) o addirittura teschi di delfino. Il tutto mentre proseguono senza sosta le denunce e le campagne di sensibilizzazione per la tutela del territorio e, su Facebook, l'associazione "Sardegna rubata e depredata" ha lanciato un appello al direttore dell'Area Marina Protetta Sinis Mal di Ventre e al Comune di Cabras (di cui fa parte Is Arutas): "Appare improcrastinabile istituire il numero chiuso su quelle spiagge che non possono reggere un impatto antropico così invasivo”, scrivono i volontari che, dopo gli ultimi casi, chiedono il numero chiuso a Is Arutas.

Sequestrate 135 bottiglie di quarzo rosa

Gli agenti dello scalo di Elmas hanno sequestrato 135 bottiglie di plastica contenenti i granelli di quarzo di Is Arutas che ora saranno restituiti alla collettività, ma sono diverse le segnalazioni alle autorità competenti sui furti nelle spiagge della Sardegna. "È solo una minima parte di quella che in realtà sparisce per sempre portata via con i traghetti", ha spiegato su Fb l'associazione "Sardegna rubata e depredata". Nel post rivolto al direttore dell'Area Marina Protetta Sinis Mal di Ventre e al Comune di Cabras, dal titolo "Collezione estate 2019", si critica "il palese fallimento della vostra politica di tutela di un patrimonio naturale unico ed irripetibile", sottolineando che "siete i custodi di un tesoro di impareggiabile bellezza, da valorizzare e proteggere con ogni mezzo, ma vi accontentate dei lauti proventi derivanti dai parcheggi a pagamento e dalle multe. Svegliatevi adesso perché è già tardi".

L'ipotesi di Daspo e ganasce fiscali

Il materiale rubato dalle spiagge, spiega Stefano Deliperi, presidente del Gruppo di Intervento Giuridico Onlus (Grig), va ad alimentare il mercato sul web: "Si tratta di un vero e proprio fenomeno organizzato per vendere la rena e lucrarci sopra. Non basta la semplice multa, serve un vero e proprio Daspo: hai rubato la sabbia? Per 10 anni non puoi tornare in Sardegna. Non abbiamo bisogno di queste persone nella nostra Isola", attacca l'ambientalista. E intanto il Corpo Forestale regionale sta valutando anche le ganasce fiscali, per colpire specialmente i turisti stranieri che una volta tornati in patria non pagano le sanzioni che vanno dai 500 ai 3mila euro: "Già una decina quelle elevate quest'anno", dice il comandante del Corpo Antonio Casula. E anche la Regione si mobilita contro i predoni: "La Sardegna non si smembra come se fosse un cadavere da cui togliere i gioielli da vendere poi al miglior offerente", avverte l'assessore dell'Ambiente Gianni Lampis.

Sabbia bianca stipata in un Suv

Solo qualche giorno fa, c'è stato il sequestro, da parte dei militari della Guardia di Finanza di Porto Torres, di quasi 40 kg di sabbia bianca asportata dalle spiagge sarde. La refurtiva è stata trovata nel corso dei controlli all'imbarco dal traghetto diretto a Tolone, in Francia. Nel portabagagli di un Suv sono state recuperate 14 bottiglie di colore trasparente, contenenti sabbia sottratta dalla spiaggia di Chia, una delle più belle della Sardegna. Una coppia di francesi è stata denunciata per furto aggravato dal fatto di aver sottratto un bene destinato alla pubblica utilità. I due hanno dichiarato di non sapere di aver commesso un illecito e che il loro intento era solo di portar via un ricordo della vacanza sull'isola, ma ora rischiano la reclusione da uno a sei anni.

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