Desaparecidos, processo d'appello “Condor”: sentenza ribaltata, 24 ergastoli

Cronaca

I giudici hanno emesso le condanne all’ergastolo modificando le 19 assoluzioni decise in primo grado. Tra gli imputati ci sono ex capi di Stato ed esponenti delle giunte militari e dei servizi di sicurezza di Bolivia, Cile, Perù e Uruguay accusati di omicidio plurimo

È stata ribaltata in appello la sentenza per il cosiddetto "Piano Condor". La prima Corte d'assise d'appello di Roma, infatti, ha inflitto 24 ergastoli ad ex capi di Stato ed esponenti delle giunte militari e dei servizi di sicurezza di Bolivia, Cile, Perù e Uruguay in carica tra gli anni '70 e '80, accusati di aver realizzato in quel periodo una repressione ai danni degli oppositori, tra i quali 23 italiani. Nello specifico, gli imputati erano accusati di omicidio volontario pluriaggravato. Nella sentenza di primo grado del gennaio 2017, c'erano state 8 condanne all'ergastolo, 19 assoluzioni e sei proscioglimenti.

I condannati

I giudici hanno disposto il risarcimento nei confronti delle 47 parti civili (tra i 250mila e i 100mila euro) e hanno inoltre definito una provvisionale immediatamente esecutiva di un milione di euro per la Presidenza del Consiglio dei ministri. Tra coloro che sono stati condannati al carcere a vita ci sono l'ex ministro dell'Interno della Bolivia, Luis Arce Gomez, l'ex presidente del Perù, Francisco Morales Bermudes, l'ex ministro degli Esteri dell'Uruguay, Juan Carlos Blanco (assolto per solo uno dei capi d'imputazione), e il tenente di vascello Jorge Nestor Fernandez Troccoli, già a capo del sistema di repressione della Marina militare uruguaiana, unico a vivere in Italia dopo essere scappato dal suo Paese (in primo grado era stato assolto).

Presenti in aula esponenti del Pd

Oggi, in aula erano presenti l'Ambasciatore della Bolivia, Carlos Aparicio Vedia, e il viceministro della Giustizia boliviano Jimenez, e per l'Uruguay il rappresentante della Presidenza della Repubblica Miguel Angel Toma. Per quanto riguarda l'Italia, erano presenti l'ex ministro della Giustizia Andrea Orlando, in rappresentanza del Pd – costituitosi parte civile nel processo – insieme con Eugenio Marino, Luciano Vecchi e l'ex segretario Guglielmo Epifani. "È un processo importante, e oggi siamo qui in aula perché si tratta di una vicenda che ha evidenti implicazioni politiche e che ha al centro il tema della difesa dei diritti umani e della democrazia", ha detto Orlando. Il “Piano Condor” consisteva in un accordo tra le diverse dittature dell’epoca finalizzato all'eliminazione di sindacalisti, intellettuali, studenti, operai e esponenti di sinistra.

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