Marco Pantani, il generale Rapetto: "Qualcuno era con lui quando morì"

Cronaca
Marco Pantani in una foto d'archivio del 1998 (Ansa)

L'alto ufficiale della Guardia di Finanza è tornato su alcuni aspetti del decesso, parlando davanti alla Commissione parlamentare antimafia. E ha sostenuto che qualcuno si trovasse con il ciclista "quando la morte è arrivata"

"Qualcuno era con lui quando la morte è arrivata". A dirlo è Umberto Rapetto, già generale di brigata della guardia di finanza, davanti alla Commissione parlamentare antimafia parlando della morte del ciclista Marco Pantani. Rapetto ha fatto riferimento, in particolare, alle "macchie di sangue" e a come, nel momento del ritrovamento del cadavere, "era posto il braccio: non si può pensare che sia stato lo stesso ciclista a spostarlo".

Il mistero della pallina bianca

Il generale, inoltre, ha voluto porre l'attenzione sulla presenza di un "enorme grumo di sangue sul pavimento con al centro una pallina bianca, intonsa, perfettamente bianca. È uno dei grandi misteri: nonostante sia stata nel sangue, la pallina non ne era stata intaccata".

I dubbi sull'accesso all'hotel dove si trovava Pantani

Rapetto si è anche soffermato sul luogo dove è stato trovato il cadavere: "Si dice che Marco Pantani era sempre stato in quella stanza (in cui è stato trovato morto, ndr) e che era solo. Eppure andando a scavare, alcuni giornalisti hanno scoperto che lui da quella stanza è uscito". Il generale ha fatto notare che l'hotel in cui il campione alloggiava aveva "dei sotterranei e un garage, era un albergo usato forse anche per passare qualche ora in intimità, l'accesso dal garage era fuori da qualunque controllo". Un altro punto sul quale Rapetto ha sollevato l'attenzione dell'Antimafia è il fatto che il ciclista chiese più volte alla reception, il giorno della morte, di chiamare i carabinieri "perché c'è qualcuno che dà fastidio". Quel qualcuno, fa notare Rapetto, "potrebbe essere arrivato dal garage".

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