Milano, fa pipì in strada: arrestato per atti osceni. Ma ora poliziotto rischia per falso

Cronaca

Un avvocato fermato ad agosto - come riporta il Corriere della Sera - era stato scambiato per un molestatore di bambini. Ma stava solo orinando per un problema di salute. L'arresto non era stato convalidato e il processo si è chiuso con un'assoluzione

Faceva pipì in strada, a causa di un problema di salute, ma è stato arrestato (poi non convalidato) per atti osceni. Il processo ha però stabilito una verità diversa: l'uomo è stato assolto e ora a rischio, con le accuse di falso e calunnia, è finito il poliziotto che l'aveva fermato. La storia è riportata dal Corriere della Sera che ricostruisce la vicenda: il protagonista è un avvocato di Milano, che lo scorso agosto è stato arrestato per atti osceni in luogo pubblico. La polizia lo aveva sorpreso con i pantaloni abbassati vicino a Parco Sempione "incurante del passaggio dei bambini".

L'uomo stava facendo pipì

Secondo la versione delle forze dell'ordine, l'uomo "stava ponendo in essere l’arte della masturbazione" e alla richiesta degli agenti di tenere un atteggiamento corretto, l'avvocato sarebbe fuggito per poi essere rincorso e fermato a Piazza Cadorna. In realtà, nella dichiarazione del legale, l'uomo sarebbe stato fermato nell'androne del palazzo in cui ha sede il suo ufficio e avrebbe spiegato agli agenti di "essere stato colto da situazione fisica irrefrenabile" a causa di un problema di salute. Già ad agosto l'arresto non era stato convalidato in un'udienza. Ora il Tribunale ha assolto con formula piena l'avvocato mentre il poliziotto che aveva firmato l'arresto rischia di essere accusato per falso e per calunnia.

Le cartelle cliniche mostrate nell'udienza

Dalle cartelle cliniche dell'avvocato, mostrate dal giorno dell'udienza di convalida dell'arresto ad agosto, nella quale il giudice decise per la non convalida della misura cautelare, è stato dimostrato che l'uomo, a causa di un problema di salute, non poteva attendere di orinare quando colto dallo stimolo. Nel corso del processo è emerso inoltre che il legale avrebbe chiesto di poter nomnare il proprio avvocato di fiducia e chiamare un familiare, ma la polizia avrebbe sequestrato e spento il suo telefonino e affidatogli un difensore d'ufficio. Inoltre, quando era stato fermato dalla polizia, l'avvocato, mentre tentava di spiegare agli agenti la situazione, aveva ricevuto uno schiaffo da uno dei poliziotti che il giorno dopo, per timore che qualche telecamera avesse potuto registrare il gesto, era tornato nel condominio a controllare lo stato del sistema di video vigilanza. Nel verbale redatto dalla polizia la versione sarebbe abbastanza diversa, ovvero l'uomo: "Non disponeva di un legale di fiducia", "non esprimeva la volontà di sentire un famigliare" e "bloccava il suo telefonino".

Errore del poliziotto non in buona fede

Nel processo che è iniziato a settembre, dopo l'udienza di non convalida dell'arresto ad agosto, il viceprocuratore onorario ha concluso per l'assoluzione dell'avvocato puntando l'attenzione sul comportamento del poliziotto che avrebbe commesso un errore non in buona fede, ma evidente. La decisione della giudice Anna Zamagni ha confermato l'assoluzione "perché il fatto non sussiste" ma ha anche ordinato la trasmissione alla Procura degli atti del dibattimento per verificare se nel verbale di arresto e nelle deposizioni del poliziotto siano stati commessi reati di calunnia e falso.

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