La Commissione Europea ha chiuso l'indagine sui possibili danni prodotti dall'importazione non tassata di riso da Cambogia e Birmania, dando ragione all'Italia. I produttori nostrani avevano infatti lamentato i problemi causati dal riso a dazio zero proveniente dai Paesi asiatici: ora la Commissione Ue ha accolto le loro tesi, proponendo che siano ripristinate le imposte.
La procedura
L'indagine, avviata lo scorso 16 febbraio a seguito di un'istanza presentata dal Ministero dello Sviluppo Economico e sostenuta anche dal Ministero delle Politiche Agricole, è approdata alla conclusione della necessità di applicare una clausola di salvaguardia per tutelare i risicoltori e le industrie italiane ed europee. Il principale mezzo proposto è quello della reintroduzione dei dazi sulle importazioni dalla Cambogia e dalla Birmania per tre anni.
La situazione attuale
Secondo i dati forniti da Coldiretti, le importazioni di riso dai due Paesi asiatici sono aumentate del 66% tra settembre 2017 e luglio 2018. L'Italia è il primo Paese in Europa nella produzione di riso, con 1,50 milioni di tonnellate su un territorio di circa 234.300 ettari, gestiti da circa 4mila aziende. Attualmente le importazioni da Cambogia e Birmania sono a dazio zero: ora la Commissione Europea proporrà di votare per applicare sulle importazioni di riso “Indica” il dazio della normale tariffa doganale, pari a 175 euro per tonnellata per il primo anno e a una misura ridotta per il secondo (150 euro per tonnellata) e terzo anno (125 euro per tonnellata). Se la votazione andasse a buon fine, la clausola di salvaguardia potrebbe essere già operativa nei primi mesi del 2019.
La soddisfazione di Coldiretti
"Finalmente la Commissione Europea ha proposto di ripristinare per tre anni i dazi nei confronti delle importazioni di riso proveniente dalla Cambogia e dalla Birmania, dove è stato raccolto anche sui campi della minoranza Rohingya costretta a fuggire a causa della violenta repressione". Con queste parole Coldiretti ha accolto l'esito positivo dell'indagine per i risicoltori italiani. L'associazione si è mobilitata al fianco dei produttori per fermare una concorrenza definita "sleale", che ha provocato il crollo delle quotazioni del riso in Italia, mettendo in ginocchio migliaia di aziende. "Non è accettabile che l’Unione Europea continui a favorire con le importazioni lo sfruttamento e la violazione dei diritti umani nell’indifferenza generale - si legge in una nota - è invece necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della dignità dei lavoratori, garantendo che dietro gli alimenti italiani e stranieri in vendita sugli scaffali ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore".